Se Atene piange, Sparta non ride. Non in questo caso, perché le due creature di Claudio Lotito stanno vivendo momenti diammetralmente opposti. Da un lato la squadra granata, reduce da due ko consecutivi e con nessuna ambizione da qui a fine stagione. Dall'altro Biglia e soci, in corsa per il terzo posto in Serie A e ad un passo dalla finale di Tim Cup. Proprio ieri sera la compagine biancoceleste guidata da Simone Inzaghi (non giunto a Salerno per la follia del Loco Bielsa) ha battuto la Roma per 2-0 ipotecando l'accesso alla finale del 2 giugno. Quella di ieri era una gara importante ed attesa: un derby giocato in notturna dopo quattro anni valevole per la semifinale di Coppa Italia. Nonostante ciò, l'Olimpico era tutt'altro che gremito. Circa 20000 gli spettatori presenti sugli spalti, tra cui una folta rappresentanza di suppoters giallorossi. A fine gara però Lotito ha avuto parole di elogio per i tifosi biancocelesti: “Voglio esprimere un profondo ringraziamento alla squadra, al tecnico e ai tifosi che hanno sostenuto numerosissimi con la loro presenza appassionata allo stadio la nostra squadra per tutta la durata della partita costituendo il dodicesimo uomo in campo”.

Una vera e propria contraddizione. Nonostante le differenze di categoria, ambizioni e storia delle due piazze, Salerno riesce a mantenere una media di quasi 9000 spettatori e lo scorso anno si viaggiava su numeri superiori. Eppure patron Lotito ha spesso bacchettato la torcida granata, reo a suo avviso di non ripagare gli sforzi della società. Ci si chiede dunque perché a Salerno bisognerebbe andare oltre le 10000 presenze in virtù di una squadra senza mordente e di un progetto sportivo ricco di lacune mentre a Roma basta poco più del doppio per ricevere elogi da parte di Magno Claudio il quale incarna perfettamente un proverbio di origine campana. A chi figli e a chi figliastri.

 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 02 marzo 2017 alle 13:00
Autore: Paolo Siotto
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