La carica dei 10mila dell’Arechi per conquistare i primi tre punti stagionali. Nonostante l’addio al veleno di Somma, un organico ancora da completare, il calcio spezzatino, l’amarezza per il mancato ripescaggio, la tessera del tifoso e qualche striscione di protesta nei confronti di una società che, dal canto suo, reclama maggior affetto e presenza. Salerno, in fondo, è questa. E non finisce mai di stupire. Può contestare, puntare il dito, mettere pressione, esprimere il proprio malcontento, ma quando la Salernitana scende in campo ogni polemica viene accantonata in nome del bene comune, con un entusiasmo contagioso ed un’aria di festa e trepidazione che si respira in ogni angolo della città. Passano gli anni, ma il popolo di fede granata resta il più fedele alleato di una squadra alla quale, nei momenti di maggiore difficoltà, basterà guardare verso il muro umano della Sud per ritrovare forza e coraggio. All’Arechi si gioca in dodici, e non è mai una frase fatta: sin dai tempi del “Vestuti”, il fattore tifo ha contribuito in modo determinante alla conquista di successi e traguardi entrati di diritto nella storia, con la Salernitana che in casa, con la spinta della gente, dà sempre l’impressione di poter competere con tutti, anche contro gli avversari più blasonati: per informazioni basti chiedere a Lazio, Roma, Inter e Juventus, che poco hanno potuto contro i 40mila dell’Arechi. A distanza di 4 mesi dalla cocente eliminazione ai quarti di finale play off, si torna finalmente in campo e Salerno ha voglia di scrivere un altro capitolo importante di una storia quasi secolare che non ha bisogno di scudetti o trofei per far esaltare chi l’ha amata dal 1919 ad oggi.
La promozione con Ansaloni, il “Vianema”, la bellissima Salernitana di Delio Rossi, il gol di Lazzaro al 94′, le vittorie in rimonta contro Cagliari e Vicenza, la sconfitta di Pescara col Cosenza, il pari di Piacenza e le sfide con il grande Torino. Ed ancora. Margiotta, Prati, Zaccaro, Di Vaio, Gattuso, Di Michele, Ricchetti, Tudisco, Pisano, “cavallo pazzo” Grimaudo”, le lacrime di Bergamo, l’illusione con la Lucchese ed un gruppo, quello della stagione 2010-11, che ha emozionato tutti per attaccamento alla maglia e professionalità, con tanto di impresa epica ad Alessandria prima del ko col Verona che ancora oggi grida vendetta. In fondo, da quel 19 giugno 2011, il tempo sembra essersi fermato ed il cerchio deve ancora essere chiuso: i granata, oggi, ripartono per riprendersi sul campo una categoria persa 10 anni fa in un’aula di tribunale e con la spinta della gente nessun traguardo sarà precluso. Buon campionato, Salernitana, c’è da scrivere una nuova pagina di storia, dedicando la promozione anche a Carmine il Siberiano, Armandino Zorro, Enzo, Ciro, Peppe, Simone e migliaia di cuori granata che tiferanno da lassù insieme ai 10mila dell’Arechi…
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