Claudio Lotito in discussione. Un ritornello di tutti i giorni. Il “magno” capace di spostare equilibri, ma anche di creare zizzania e discordie. La sua capacità di spaccare l’ambiente è proverbiale. In Serie A come tra i cadetti ed in Lega Pro. Tanti nemici, tanto onore. Il suo modo di fare guascone non piace a tutti. Quel voler far intendere, come recitava il marchese del Grillo, “io so’ io e voi non siete…” non è gradito a nessuno.

Il “magno” in discussione, come dicevamo. Una faccia di bronzo che non si ferma dinanzi a nulla. Desidera rientrare in Consiglio Federale. Dalla porta principale. Una legge del febbraio 2018 ne precluderebbe l’ingresso. Quella dei tre mandati. I pareri sono discordi. Al momento uno a suo favore ed uno contrario. Da qui al 22 ottobre prossimo, data della assemblea elettiva in Federcalcio, ne vedremo e ne sentiremo delle belle. Le riunioni, più o meno carbonare, sugli schieramenti e sulle alleanze sono iniziate da tempo.

Un vero peccato che non tutti accettino i suoi modi alle volte rudi, altri anche scostanti. Lotito è un manager all’avanguardia. Lo stanno a dimostrare i risultati sportivi e di gestione economica alla Lazio come alla Salernitana. Non è solo una questione di conti. Il “magno” è un passo avanti rispetto alla maggior parte di coloro che gestiscono il calcio italiano. Un vero peccato che in tanti si fermino all’espressione arrogante di quel carattere.

In clima di riforme. Quelle che si auspicano con la nomina della nuova governance, la sua presenza, nella stanza dei bottoni, si rivelerebbe oltremodo utile. Un passo quello al quale non si oppone soltanto il legislatore. Diversi suoi colleghi di banco non approvano i suoi modi spiccioli ed il suo voler primeggiare a tutti i costi.

Sulla serie B a 19 squadre si dice che ci sia il suo zampino. Favorirebbe la sua elezione a presidente di Lega. Un passaggio che con il format a 22 non gli era mai riuscito. Il “magno” avrebbe ora dalla sua parte 10 club. La maggioranza più uno. Il modo più diretto per accedere a qual salone del primo piano di via Allegri. Sarà possibile realizzare quel desiderio? Lo scopriremo solo vivendo.

Tornando al “campo” dove Colantuono è tornato allo schema prediletto, quello con i tre difensori, 5 di centrocampo e due attaccanti, i granata hanno ritrovato la vittoria. Una difesa solida e rigenerata. Jallow dal primo minuto. Djuric conferma di essere utile all’economia tattica della squadra. Vitale sull’esterno sinistro costante nella sua prestazione. Di Tacchio sempre più padrone del centrocampo. Di Gennaro ancora al palo. Ufficialmente per infortunio. La giustificazione più plausibile quando si è in odore di cambiare aria. Intanto gennaio e la riapertura delle liste di trasferimento si avvicinano. Di Gennaro era giunto a Salerno per recitare da protagonista. Non gli è mai riuscito.

La vittoria sugli scaligeri ha lasciato nel palato dei tifosi granata un retrogusto dal buon sapor di cioccolata. I fuori sede e quanti seguiranno la squadra a Cremona avranno modo di sfogarsi su Mandorlini. Immagino l’accoglienza che gli sarà riservata al momento del suo ingresso in campo. Era l’allenatore di quel Verona dei play off, di qualche anno addietro, che evoca tutt’ora pessimi ricordi. Siede, attualmente, sulla panchina dei grigiorossi. Tornare a Salerno con un risultato positivo prolungherebbe ancor più, nei tifosi granata, quell’inconfondibile dolce contentezza. Anche in proiezione di classifica futura.

Nel frattempo Marco Mezzaroma studia da presidente. La sua presenza al seguito della squadra sta divenendo costante. Le sue esternazioni sul futuro più prossimo aprono a messaggi con ambizioni in precedenza mai provate. Servirebbe quindi una maggiore continuità nei risultati. Colantuono ne è stato informato.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 02 ottobre 2018 alle 23:00
Autore: Vittorio Galigani
vedi letture
Print