Tra un comizio elettorale e l'altro, la Salernitana di Claudio Lotito affonda sotto i colpi del Pescara. O meglio un solo colpo, quello di Brugman, che con una punizione al bacio e con la complicità di Radunovic regala l'intera posta in palio all'undici di Zeman. Sconfitta a parte, ad affondare sono i sogni di un'intera tifoseria che anche all'Adriatico ha fatto sentire la propria voce per oltre novanta minuti con più di cinquecento fedeli granata al seguito della compagine di Colantuono. Sul web e non solo serpeggia il malumore della torcida granata che non potrà essere spazzato da una eventuale quanto obbligatoria vittoria con la Pro Vercelli.  

I tifosi pretendono e meritano chiarezza da parte di Lotito e Mezzaroma, con quest'ultimo che recentemente ha promesso maggiore presenza in occasione del centenario. Un punto di partenza, certo, ma ci vuole altro. É giunto il momento di "giocare" a carte scoperte, parlando di obiettivi concordati con l'allenatore e di rose allestite di conseguenza. Dopo la sfida col Perugia che costò l'esonero a Bollini, Lotito paragonò la rosa della Salernitana ad una Ferrari. Un paragone automobilistico caro al co-patron e a volte azzeccato negli anni addietro quando nelle categorie inferiori la Salernitana vinceva partite su partite.

Ora invece, al di là di prestazioni più o meno positive e delle assenze in tutti i reparti, i successi latitano. E non si può buttare la croce addosso alla squadra, al tecnico o al ds Fabiani. Le colpe sono collettive, da dividere, e partono dall'alto. Per questo motivo, a salvezza acquisita (obiettivo tutt'altro che irraggiungibile) la proprietà dovrà fare chiarezza sui programmi futuri. Solo così si potrà riacquistare il calore della piazza, in attesa che la Ferrari esca dal garage.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 11 febbraio 2018 alle 21:00
Autore: Paolo Siotto
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