Succursale, galleggiamento, collusione. Ok, la scusa è giusta... tanto per parafrasare il titolo di un noto quiz televisivo degli anni Novanta. In questi mesi abbiamo letto sul web tantissime motivazioni utili a giustificare la fuga dagli spalti da parte di una tifoseria ormai lontanissima parente di quella calorosa e determinante che l'Italia pallonara aveva imparato a conoscere ed ammirare. Nulla contro lo zoccolo duro: i settemila dell'Arechi rappresentano la vera risorsa della Salernitana, il dodicesimo uomo per antonomasia. Gli ultras hanno cantato e incitato i propri beniamini fino alla fine senza mai contestare, nemmeno quando si sbagliava il più elementare dei passaggi. Distinti e tribuna, pur desolatamente deserti, forniscono sempre il proprio contributo e fanno sacrifici economici pur di esserci. E gli altri? I 18mila del derby col Benevento? A cospetto dei giallorossi c'era un muro umano a sorreggere il cavalluccio, eppure il presidente era lo stesso, vigeva già la regola della multiproprietà e la ferita dello scorso campionato era certamente più sanguinante di oggi. Perdere 11mila persone con una squadra che lotta, combatte, onora la maglia e può ambire al salto diretto di categoria è inaccettabile e giustifica la stragrande maggioranza delle dichiarazioni di Claudio Lotito. A volte fuori luogo nei toni, ma difficilmente contestabile nei contenuti.

Per fortuna la squadra non ne sta risentendo, anzi è arrivata la quinta vittoria interna consecutiva. 15 punti su 15, a cospetto di Crotone, Pordenone, Cosenza, Livorno e Trapani e con la possibilità di allungare la striscia positiva contro Venezia, Pisa, Cremonese e Juve Stabia che sono ampiamente alla portata. Chi ha storto il naso per la prestazione, probabilmente dimentica che questo è un gruppo estremamente giovane e può iniziare ad avvertire un pizzico di tensione in più in virtù di una classifica che autorizza a sognare. Il Livorno- modestissimo, per carità- era all'ultima spiaggia e batterlo con sette potenziali titolari fuori, tre calciatori in campo quasi per onor di firma e una panchina ridotta all'osso era tutt'altro che scontato e paragonare questa partita a quella col Trapani è fuori luogo. Nella ripresa, con un pizzico di cinismo in più, la Salernitana poteva segnare in almeno cinque circostanze e Micai si è sporcato i guantoni soltanto nel riscaldamento. E' una Salernitana che va ringraziata e ricordata nel tempo, l'emblema è rappresentato da Lopez e Djuric. Contestatissimi l'anno scorso, indispensabili quest'anno per tanti motivi. La prova del terzino è specchio fedele di uno spogliatoio in cui tutti vogliono dare una mano e remano nella stessa direzione. Ci fosse l'Arechi che conosciamo, nessun traguardo sarebbe precluso. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 24 febbraio 2020 alle 13:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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