Quando, tra qualche anno, un tifoso o un semplice appassionato leggerà l'almanacco non potrà non notare che Leonardo Menichini, a Salerno, ha sempre raggiunto l'obiettivo. Una promozione a suon di record, due salvezze quasi miracolose. Tutto con una costante chiamata esonero. Già, perchè pur avendo riconquistato un pubblico inizialmente scettico con risultati e atteggiamento umile e composto, il trainer di Ponsacco non è mai stato riconfermato dalla società e dalla dirigenza a prescindere da rinnovi automatici o clausole che lasciavano presagire la prosecuzione del lavoro. Umanamente, è innegabile, dispiace, soprattutto perchè durante le feste del centenario aveva parlato già da allenatore del futuro condividendo i meriti con tutti senza auto-celebrarsi- Per questo e per aver accettato Salerno in una fase difficilissima andrà sempre e soltanto ringraziato.

Nel calcio, però, funziona così, ma siamo certi che stavolta il buon Leo non si aspettava di essere silurato, forte dei favori della piazza, del buon rapporto con lo spogliatoio e della solita promessa di Claudio Lotito. I più critici, però, stanno sottolineando che in fondo il Menichini-ter si è concluso con due sconfitte su tre, con il presidente che ha dovuto impedire la sostituzione di quel Micai che sarebbe risultato successivamente determinante e con un bruttissimo secondo tempo casalingo contro il Venezia causato anche da qualche sostituzione discutibile. La voglia di ripartire da zero, queste valutazioni a mente fredda e la ghiotta occasione di ricominciare da un allenatore che la categoria l'ha vinta hanno rappresentato tre elementi fondamentali per il nuovo, ennesimo ribaltone.

Manca solo l'ufficialità, ma sarà Giampiero Ventura a guidare la Salernitana nel prossimo campionato di B. Limitare il giudizio alla carta d'identità (anche Menichini non era giovanissimo) o alla recente esperienza con una Nazionale tecnicamente mediocre sarebbe riduttivo. Se Ventura, che la B l'ha vinta tre volte e con tre squadre diverse, ha deciso di ripartire da Salerno lo ha fatto non per motivi economici nè per un rapporto privilegiato con la dirigenza e la proprietà, ma perchè ha ricevuto ampie garanzie. In categoria un mister con questo curriculum non c'è e l'ostracismo palesato da qualcuno sul web è eccessivo. C'è chi minaccia di non andare più allo stadio, chi ritiene che Menichini dovesse essere l'unico a guidare la Salernitana, la verità è che per un reale e definitivo salto di qualità era necessario affidarsi a uomini nuovi che non fossero soltanto ottimi gestori. Di modi, tempistiche e promesse si potrà discutere all'infinito, ma riteniamo che sia anche lo stesso Menichini a dover dire grazie a Salerno e alla Salernitana per aver avuto occasione di rimettersi in gioco dopo un anno di inattività. Riconfermarlo tanto per gratitudine e non per reale convincimento avrebbe comportato solamente un allontanamento successivo. 

Per pretendere la A, tuttavia, serve un salto di maturità da parte di tutto l'ambiente, giudicare un tecnico ancor prima della firma rimpiangendo chi è stato fischiato per mesi anche quando vinceva testimonia una insofferenza social che non rispecchia il cuore di quei veri tifosi che, da oggi, non potranno che dire "forza mister". Lui, Lotito, Mezzaroma e Fabiani sanno bene che non si può sbagliare, che l'ultimo campionato è stato a tratti imbarazzante e nessuno è esente da responsabilità. Si parte con un ciclo nuovo, a parlare sia soltanto il rettangolo verde.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 29 giugno 2019 alle 23:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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