Tanto tuonò che piovve. E non poteva essere altrimenti. I numeri, del resto, non mentono mai. Dopo il Padova, la Salernitana è la squadra che ha totalizzato meno punti nel girone di ritorno, ha perso cinque delle ultime sei gare e si è allontanata definitivamente dalla zona play off fallendo quello che era l’obiettivo dichiarato. Al quarto tentativo e con una concorrenza minore in virtù del passaggio da 22 a 19 squadre, dunque, una società così forte economicamente è riuscita nell’impresa di galleggiare al centro della classifica, con l’obbligo di guardarsi alle spalle e di sperare che sabato pomeriggio non maturino risultati negativi sugli altri campi. Non tutto è perduto, sia chiaro. Le qualità dell’organico sono superiori a buona parte delle compagini ubicate nel lato destro della classifica. A preoccupare, però, è la totale assenza di carattere da parte di un gruppo che aveva l’obbligo di onorare diversamente la maglia nella stagione del centenario. L’assenza di un leader, acuita dall’infortunio del capitano Raffaele Schiavi, i perenni infortuni di gente come Bernardini, Di Gennaro e Calaiò, il mercato di gennaio e ora anche la fuga del pubblico dagli spalti potrebbero comportare conseguenze sportivamente parlando drammatiche, ancor di più perché il calendario prevede le trasferte di fuoco con Brescia, Foggia e Pescara e le sfide interne con Cittadella, Carpi e Cosenza in un Arechi passato da dodicesimo uomo a terra di conquista. Servono 7 punti, bisognerà farli quasi certamente con la stessa guida tecnica. Nessun allenatore, infatti, accetterebbe di ereditare una situazione del genere senza garanzie per il futuro. L’unico potrebbe essere Beni, mister della Primavera e vice Colantuono che Lotito pare avesse già allertato dopo il ko di Livorno. Contatti ci sono stati con Alfredo Aglietti, mentre Leonardo Menichini stuzzica la piazza e meno la dirigenza che, in passato, ebbe qualche discussione che comportò la fine del rapporto lavorativo. Ora è necessario salvare il salvabile e rinviare processi e contestazioni a giugno. Perché festeggiare i 100 anni in serie C sarebbe la più grande sconfitta per Salerno. E ne pagherebbero le conseguenze soltanto i tifosi. Non si faccia come il marito che si taglia i cosiddetti per fare un dispetto alla moglie che lo ha tradito. Ci sarà tempo e modo per individuare i responsabili e rivoluzionare una rosa non così scarsa come dice la classifica, ma mentalmente assente ormai da settimane.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 03 aprile 2019 alle 13:00
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
vedi letture
Print