Quando una squadra vince per 4-0 contro la seconda in classifica surclassando l'avversario a suon di azioni spumeggianti e gol spettacolari in teoria dovrebbe esserci un clima di festa. I numeri delle ultime settimane, del resto, parlano di vittorie contro Crotone e Pordenone, pareggi con Ascoli ed Empoli: tutte squadre accreditate per il salto di categoria. Se aggiungiamo che a Cittadella c'è un gol clamorosamente fallito da Giannetti, che mancano 8 punti per errori arbitrali, i due pareggi subiti al 95' e la miriade di infortuni muscolari e traumatici possiamo affermare che questa squadra strameriterebbe di essere al posto dei ragazzi di Tesser al netto di limiti da correggere. In queste ore Fabiani e Ventura si sono sbottonati più del previsto: credono nei playoff, sperano di centrare due grandi colpi di mercato (un bomber, un difensore), hanno capito che si può fare. 

A patto, però, che tutti remino nella stessa direzione. Oltre settemila spettatori nel giorno di Santo Stefano è dato interessante, ma una curva così silenziosa e che addirittura battibecca con la tribuna rende tutto più triste. Mai andremo contro gli ultras, gente che spende soldi, va ovunque, ci mette la faccia e lascia a casa le famiglie puri di seguire la squadra. Stesso discorso per i gruppi organizzati che, a prescindere da ogni presa di posizione, amano la Salernitana. La piazza non deve dimostrare niente a nessuno, quanto accaduto il 19 giugno è sotto gli occhi di tutti e ha fatto storia. Serve a poco, però, se si reitera in alcuni atteggiamenti che non condividiamo. Vogliamo crocifiggere Jallow fino alla fine per un gesto sbagliato, ma passato? Si può accompagnare ogni gol della Salernitana con un coro contro qualcuno? Davvero si pensa che la serie D sia meglio di un settimo posto a -5 dalla promozione diretta? Sui social ne abbiamo lette tante, viene quasi da ridere ed è meglio prenderla con filosofia: è davvero tanta la gente che sfoga le frustrazioni nel calcio, ora che la Salernitana vince sembra quasi che a qualcuno dia fastidio. Da oggi la squadra, la società, la dirigenza e l'allenatore hanno lanciato un segnale forte: non sarebbe il caso di seppellire l' "ascia di guerra" e remare tutti nella stessa direzione?

Sezione: Editoriale / Data: Gio 26 dicembre 2019 alle 23:20
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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