La Salernitana cade, malamente, in casa dell’ultima in classifica. Perde ulteriore contatto dalla zona “nobile”. Una prestazione abulica, inconcludente. Di quelle che provocano la reazione dei sostenitori granata.

La Salernitana può vantarsi di essere un buon organico. Per la categoria. Potrebbe giocarsela alla pari con tutte le squadre che stazionano in zona play off. Potrebbe, il condizionale è d’obbligo. Perché esiste una pregiudiziale importante. La partita di Trapani ha dimostrato quanto, tra i cadetti, è indispensabile la mano dell’allenatore. Bollini è, un buon allenatore. I fatti, il gioco espresso dalla squadra ed i risultati dimostrano, però, che in questo periodo non è particolarmente ispirato.

Non lo è nella scelta degli uomini che decide di mandare in campo. Non lo è quando effettua i cambi. Gli ultimi venti minuti giocati al “Provinciale” dell’isola ne sono la conferma. Ammassare tanti uomini in avanti senza avere un capo gioco, un ispiratore della manovra a centrocampo, si è dimostrato anacronistico ed improduttivo.

Che Coda giochi da punta unica o sia affiancato da Donnarumma la musica non cambia. Cantano entrambi da solisti nel mezzo di un “coro” composto solo da avversari. Mai una palla, a terra, addomesticabile. Mai la possibilità di entrare in area con una giocata degna di questo nome. Coda, Donnarumma ed anche Rosina, sono chiamati ad un lavoro, di sacrificio, che penalizza le loro caratteristiche tecniche.  Gli esterni non riescono mai a “vedere” la linea di fondo avversaria. La difesa, chiunque giochi in quel reparto, subisce gol prevalentemente su situazioni a palla ferma. La propria area di rigore diventa sovente territorio di grandi “dormite”. Sintomo di scarsa concentrazione, senza dubbio, ma, probabilmente, anche di carenza di addestramento.

Con i risultati delle ultime settimane la Salernitana è scesa, nuovamente, di classifica ed ora ha soltanto tre punti di vantaggio sulla zona play out. È attesa da un futuro immediato oltremodo delicato. Nel turno infrasettimanale arriverà all’Arechi la Spal, una delle squadre più in forma del campionato. Domenica, poi, i granata sono attesi a Benevento per un derby agonisticamente impegnativo e particolarmente sentito dal popolo granata.

Occorre una repentina inversione di rotta. Questo organico è valido. Bollini deve saper scovare, nel DNA dei suoi calciatori, le caratteristiche peculiari. Deve estrarre, da ognuno di essi, qualità e temperamento. Sino ad oggi ci è riuscito in poche occasioni. Quella che attualmente viene esportata, è una immagine, dai contorni sbiaditi, di una squadra carente nel gioco e con scarsa personalità.

A Bollini non si chiede la bacchetta magica. Deve però saper trovare la quadra. Senza inventare nulla. Senza stravolgere formazioni e caratteristiche dei singoli. Adottando un sistema semplice e lineare, ma remunerativo.

Anche perché, guardiamoci negli occhi, il campionato è ancora tutto da giocare! 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 27 febbraio 2017 alle 13:00
Autore: Vittorio Galigani
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