Il leader calmo non alza la voce, semmai il sopracciglio. Non urla per farsi ascoltare, predica umiltà e pretende umiltà. E se si rende conto che gli individualismi vanno oltre la logica del gruppo, cambia. Senza se e senza ma. La sconfitta di oggi contro il Venezia ha mandato il tecnico su tutte le furie. Lo aveva anche messo in conto che prima o poi una nuova sconfitta sarebbe arrivata. Resta convinto, Colantuono, che la questione tattica c’entra poco con la brutta prestazione della squadra. Insiste che va invece modificato l’atteggiamento mentale. Ribaltare le gerarchie, dal suo punto di vista, non significa rivoluzionare. Piuttosto dare segnali. «Passi la prima, va bene anche la seconda. Ma il rendimento della gara contro i lagunari è stata insufficiente». Fermo, deciso e convinto che probabilmente la qualità dei singoli possa indurre gli stessi a qualche peccato di presunzione. Ma questa è solo una mia opinione... La sconfitta contro il Venezia è stata una sorta di prova del nove, purtroppo fallita. Il campo nei novanta minuti ha detto a Colantuono che c’è tanto da lavorare, ma non sono le incertezze tattiche a preoccuparlo ma la testa di ragazzi probabilmente ancora poco abituati alle posizioni di alta classifica. Tutti felici di capire che con il trainer romano non ci sono titolari e panchinari fissi. Sarà vero? Concedetemi il beneficio del dubbio. L’esperienza insegna che bisogna lavorare insieme. Nessuno si senta mai più forte dell’altro. 

"Squadre che vince non si cambia". Dalla serie "La meritocrazia vince sempre, non crea malumori e mette tutti d'accordo. Livorno docet!". Non per essere pesante, ma repetita iuvant...

Sezione: Editoriale / Data: Dom 04 novembre 2018 alle 23:30
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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