Quando nel 2017 firmò un triennale con la Salernitana e fu presentato dalla dirigenza come autentico colpo di mercato, una parte della tifoseria lo accolse con grande scetticismo pensando fosse un acquisto low cost che non appesantisse bilancio e lista over. Le stesse persone che lo scorso 31 gennaio, dopo l'accordo raggiunto con la Lazio, invasero social network e siti internet per esprimere malcontento indicandolo come uno degli elementi più forti della rosa. Professionista serio, ambizioso e allo stesso tempo umile. Mai una parola fuori posto, anche quando alcuni allenatori anteponevano il modulo alle qualità dei singoli dimenticando che sono i calciatori bravi e non i numeri e le tattiche a vincere le partite. Emanuele Cicerelli, qualora si ripartisse, sarà l'arma in più della Salernitana. Per qualità sono davvero pochi gli atleti in categoria che hanno il suo stesso bagaglio tecnico ed una rapidità straordinaria che gli consente di sfornare assist a ripetizione e di macinare chilometri sulla fascia senza avvertire fatica. "E' da serie A, ha un grandissimo futuro" ha detto di recente Raffaele Schiavi ed in effetti abbiamo ancora tutti davanti agli occhi la strepitosa prestazione offerta nella prima giornata di campionato, quando fece letteralmente impazzire tutti i difensori del Pescara. La redazione di GranataCento ha avuto il piacere di intervistarlo telefonicamente.
Partiamo inevitabilmente da questo dramma del Coronavirus che sta flagellando l'Italia...
"Stiamo capendo giorno dopo giorno che potremo riprendere a fare una vita normale se oggi rispettiamo le regole e le indicazioni che ci arrivano dal Governo. Oggi stiamo imparando ad apprezzare di più le cose belle della quotidianità, quelle che sembravano scontate. Oggi andare a fare la spesa è diventato quasi divertente. Scherzi a parte, l'auspicio di tutti è che quanto prima possa esserci un miglioramento: c'è troppa gente che soffre e sono d'accordo con chi affermare che il calcio e lo sport debbano andare in secondo piano. Anche in questo caso, pur sperando che la Salernitana abbia la sua chance per andare in A attraverso i playoff, non possiamo fare altro che aspettare e capire quali saranno le decisioni delle autorità competenti".
E lei come sta vivendo questa nuova quotidianità?
"Ci sono dei momenti in cui prevale la noia, la normalità manca ed è inutile negarlo. Fortunatamente vivo con la mia ragazza e posso trascorrere un po' di tempo in più insieme a lei, sta provando a insegnarmi qualcosa in cucina ma ammetto che non sono particolarmente portato. Le partite alla Play Station e qualche film aiutano a far passare le ore, per quanto possibile mi alleno in casa seguendo il programma personalizzato che ha stilato la Salernitana. Non so se e quando riprenderemo, è normale che servirà un richiamo di preparazione per consentire a tutti di scendere in campo senza ripercussioni".
Il Livorno spera che tutto venga annullato per restare in B, Benevento e Frosinone minacciano di ritirare le squadre dai campionati. Come si fa a trovare una soluzione che accontenti tutti?
"Non vorrei essere nei panni di chi dovrà decidere, siamo a cospetto di un qualcosa molto più grande di noi e resto convinto che la salute venga prima dello sport. Ognuno tira l'acqua al proprio mulino, ma credo sarebbe meglio riunirsi non appena possibile e anteporre a tutto il bene della collettività e non del singolo presidente. Chiaramente sarei contento che la Salernitana conservasse l'attuale posizione di classifica: stavamo vivendo un buon momento e, al completo, credo che poche rose siano superiori alla nostra".
Taglio degli stipendi: è d'accordo?
"Sì, a patto che sia proporzionato ai guadagni di ciascuno e alle categorie di appartenenza. Ronaldo ha uno stipendio mostruoso ed è palese che la sua rinuncia è diversa rispetto ad un ragazzo che milita in serie C e deve affrontare quotidianamente tante spese. Bisogna capire, però, che questo dramma che flagella l'Italia comporterà perdite per tutti, non solo per i calciatori. Servirà un sacrificio, nessuno di noi va in crisi se ritoccano verso il basso gli ingaggi".
Veniamo alla sua stagione. Saprà sicuramente che i tifosi granata si sono infuriati quando hanno saputo della firma con la Lazio...
"Sì, e ci può stare che un tifoso ci resti male e si infastidisca. Ci tengo a precisare una cosa, però: il mio pensiero è rivolto alla Salernitana, non sono assolutamente il tipo che tira indietro la gamba perchè immagina il futuro altrove. Non è nella mia indole, voglio sempre dimostrare di essere valido anzitutto a me stesso. A Salerno sto benissimo, devo tanto a questa piazza e la firma con la Lazio è semplicemente un qualcosa di formale e "burocratico" come la dirigenza ha spiegato anche pubblicamente. C'è stato un riconoscimento al mio impegno, ma non ho nessun problema a dire che resterei volentieri in granata. C'è una tifoseria meravigliosa, una città a cui mi sono affezionato, un allenatore che mi ha dato tanto. Cosa chiedere di più?".
Eppure quando è arrivato c'era un certo scetticismo, anche gli allenatori del passato non hanno dato molto spazio ad un talento di proprietà e qualità assoluta. Come mai?
"Temevo di pagare il salto da Pagani ad una piazza di B come Salerno, invece il mio entusiasmo mi ha permesso di ambientarmi subito e di calarmi nella realtà. Mi vedevo bene durante gli allenamenti, sapevo che il modulo di mister Bollini prevedesse lo sfruttamento degli esterni e mi sono fatto trovare pronto quando chiamato in causa. Proprio quando stavo trovando maggiore continuità ecco che c'è stato il cambio di guida tecnica: Colantuono attuava uno schema diverso e non mi vedeva come quinto di centrocampo a sinistra sebbene avessi già fatto questo ruolo con buoni risultati. Alla fine sono andato via, chiamato da Grassadonia a Foggia. Quest'anno, invece, Ventura mi ha inquadrato immediatamente e mi sono sentito importante".
Si vede come mezz'ala in un centrocampo a tre?
"Sì, ho ricoperto questo ruolo con Grassadonia e devo dire che mi sono trovato bene. Con questo sistema di gioco ho segnato anche qualche gol importante, ma nasco esterno sinistro e ho delle caratteristiche che si vengono esaltate dagli schemi di Ventura specialmente quando parto come esterno alto a sinistra. Le sue idee sono molto simili a quelle di Grassadonia, non è stato difficile integrarsi nella nuova Salernitana".
Salernitana che, al completo, non è inferiore qualitativamente al Benevento. E' d'accordo?
"Sì, e lo abbiamo dimostrato quando li abbiamo affrontati. Loro sono impressionanti presi singolarmente, hanno una grande esperienza che gli permette di gestire le partite, colpire al momento giusto e portare a casa la vittoria quasi in tutte le occasioni. Noi, per qualità, non siamo inferiori a nessuno ma il gruppo è giovane e qualche volta siamo stati discontinui. Abbiamo tracciato, però, la strada giusta: questa Salernitana, mantenendo la base attuale negli anni, è destinata ad arrivare molto in alto perchè non saremo solo forti, ma anche più navigati".
Ventura le ha dato tanto...ma che rimprovero contro il Venezia!
"E aveva ragione, per 10 minuti sono andato fuori dal mondo e ho sbagliato tre passaggi che hanno mandato in porta il loro attaccante. Si è arrabbiato, giustamente, ma tutti hanno capito che ero in difficoltà e mi hanno aiutato: l'abbraccio di Akpro è stato importante, poi il pubblico ha fatto la sua parte. Li ringrazio. Da quel momento sono tornato in vita e ho ripreso a giocare come posso e come devo. Portammo a casa una bella vittoria, ma non ero partito benissimo e ci può stare che l'allenatore mi redarguisca".
Lei ha elogiato in questa circostanza la maturità del pubblico. Tuttavia l'Arechi pieno non lo avete quasi mai visto...
"Sicuramente farebbe piacere vedere 20mila persone ogni domenica, se si dovessero giocare i playoff a porte aperte sarebbe un vantaggio impressionante perchè ogni avversario giocherebbe non contro undici calciatori, ma contro una intera città che ci spinge. Salerno ti fa vincere, non è una frase fatta. E' uno stadio che ti dà una carica impressionante, soprattutto nelle prime gare casalinghe si respirava un clima straordinario, che faceva la differenza. L'Arechi è stato il nostro fortino, lo dicono i numeri. Sappiamo che c'è questo attrito con la società, ma noi non abbiamo alcuna responsabilità e avvertiamo il calore del popolo granata. Insieme a loro siamo fortissimi".
Destino intrecciato con Lombardi. Entrambi della Lazio, stesso ruolo, caratteristiche simili ed infortunio del suo collega che le ha permesso di esplodere nel girone d'andata. L'anno scorso uno è retrocesso con il Venezia, l'altro col Foggia. Di mezzo c'era la Salernitana, unica a salvarsi. Da tesserato granata come ha vissuto il bimestre maggio-giugno?
"E' stata la follia calcistica. Io ero un tesserato del Foggia, sotto contratto con la Salernitana e paradossalmente rischiavo di ritrovarmi in C se mi fossi salvato con la maglia rossonera battendo i granata. C'era un diritto di riscatto, ma era palese che il Foggia sarebbe fallito al 90% per i problemi societari e quindi non avevamo nulla da perdere. Anzi, ora posso dire che ci ho rimesso anche qualche soldo. Uno scenario tragicomico per me, ero in un vortice senza via d'uscita e ogni giorno c'era un verdetto diverso che creava confusione e malcontento. La verità è che il nostro presidente ha dato battaglia, ma il destino era segnato e c'era ben poco da fare. Anche per Venezia e Salernitana, chiaramente, sono state settimane antipatiche e tutti ne hanno pagato le conseguenze a prescindere dal verdetto finale del campo".
Si sente di garantire la permanenza a Salerno a prescindere dal contratto firmato con la Lazio?
"Certamente. Qui sto benissimo, abbiamo posto le basi per andare in serie A quanto prima. Quel trasferimento è stato soltanto di natura burocratica e formale".
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