Nel corso dell’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, Claudio Lotito ha fatto nuovamente riferimento ai rapporti incrinatisi da tempo con l’amministrazione comunale. Quella che, tanto per rinfrescare la memoria, a marzo attaccò la società in pieno campionato (e dopo tre giorni la curva annunciò la diserzione ad oltranza, con risultati sportivamente parlando drammatici) e che a maggio e giugno ha assistito quasi passivamente ad una serie di attacchi nazionali volti a condannare la Salernitana a favore di chi non andava nemmeno iscritto e fu protetto da Sindaci e assessori. Tornando indietro con la memoria, già dopo la salvezza con il Lanciano il patron disse che “mi aspettavo qualcosa di diverso, sono un imprenditore e non c’è stato alcun ritorno. Abbiamo speso 14 milioni di euro per far divertire la gente, le nostre potenzialità sono fuori discussione e abbiamo dimostrato di saper fare calcio e di poter vincere. Non mi sto riferendo ai tifosi, anzi li ringrazio per la costante presenza allo stadio che ha fatto la differenza. Ma non basta l’incasso al botteghino per allestire una rosa competitiva”. Chiaro il riferimento a qualche promessa non mantenuta, lo stesso copione dell’era Aliberti e ancor di più della gestione Lombardi. Il patron, assieme al socio Murolo, abdicò quando il Comune bocciò il famoso progetto dello stadio che, stando alle dichiarazioni ufficiali, era irrealizzabile perché richiedeva una serie di interventi su suolo privato e non pubblico dal costo elevatissimo. “Per tutti si trovano le soluzioni e le vie di mezzo, per la Salernitana no. Le istituzioni sono una componente importante, se frenano i progetti per la crescita del club saremo destinati al fallimento” le parole di Lombardi, evidentemente buon profeta. Tornando all’attualità, va ricordato che quando Lotito e Mezzaroma arrivarono a Salerno la prima squadra e il settore giovanile dovevano girovagare per la provincia allenandosi in orari assurdi e condizioni difficili. Il Volpe era inagibile, l’Arechi un pantano che si rovinava anche solo per due ore di pioggia.

Furono i patron, con investimenti e conoscenze, a sbloccare la situazione proponendo alla città un manto erboso di ultima generazione (il cosiddetto tavolo da biliardo) e un impianto di drenaggio rinnovato dopo 20 anni di nulla. In tutta risposta fu dato l’ok per un concerto estivo che ebbe come risultato rovinare il prato e costringere la Salernitana a giocare due gare interne di coppa in campo neutro, con tanto di incasso perso e danno per la tifoseria. Il punto più basso del rapporto? A giugno, quando chi ha ricomprato la storia e riportato in campo la Salernitana non è stato invitato per le celebrazioni del centenario, occasione unica per ricucire lo strappo e provare a lanciare un messaggio di serenità all’ambiente. Ora, però, è tempo di guardare al futuro e potrebbe essere importante concedere all’U.S.Salernitana la gestione dello stadio non solo due volte al mese, ma per tutto l’anno. Nel mentre il Mary Rosy è diventato un gioiellino, ma l’Arechi potrebbe diventare una fonte di guadagno, un punto di riferimento per tutta la cittadinanza (anche per chi non è tifoso) e la vera casa dei granata. A chi giova tutto questo?

Sezione: News / Data: Gio 17 ottobre 2019 alle 11:30
Autore: TS Redazione
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