Da un lato un presidente facoltoso che non ha mai badato a spese portando avanti il progetto quasi esclusivamente per passione compiendo l’impresa del doppio salto pur impiegando un decennio per uscire dalle sabbie mobili della C, dall’altro un patron che ragiona con la mentalità dell’imprenditore badando al sodo e meno ai sentimentalismi pur essendo, in Italia, il più vincente dopo la Juventus dal 2009 ad oggi. Salernitana-Benevento è anche il derby tra due società che, al netto del grande rispetto e di qualche affare concluso in passato, hanno da sempre voglia di battersi a vicenda. Dalle intrusioni giallorosse sul mercato nel 2014 al testa a testa in Lega Pro concluso con le frecciatine di Brini e il 2-0 granata in un Arechi da brividi: da un po’ di anni a questa parte cavalluccio marino e strega hanno dato vita a tante battaglie sportive frutto anche della solidità garantita dall’azionista di maggioranza. Eppure stiamo parlando di due personaggi completamente diversi. Lotito, pur avendo vinto immediatamente tre campionati e due coppe riportando il cavalluccio sulle maglie in tempi record, non è mai riuscito ad instaurare un rapporto d’affetto con la piazza per un modus operandi freddo e distaccato. Giammai, per carattere, lo abbiamo visto commuoversi per un gol, esultare sotto la curva o indossare un vessillo granata, lui che però ha restituito certezze al calcio salernitano pur con i soliti discorsi della succursale della Lazio e dell’articolo 16 bis delle Noif.

C’è poi Vigorito, uno che ha perso innumerevoli play off di C, che dopo l’1-2 col Como stava pensando di lasciare ferito dalla contestazione del pubblico, ma che alla fine è rimasto anche per onorare la memoria del fratello Oreste. Arrivato in B ha vinto ancora, prima di una mesta retrocessione a suon di record negativi battuti frutto soprattutto dell’inesperienza e di un doppio salto che non diede il tempo di assestarsi e riorganizzarsi. Eppure la sua voglia di spendere non è mai cambiata, con ingaggi faraonici e cartellini acquistati a suon di milioni di euro contrapposti alla politica dei prestiti e degli svincolati che spesso ha caratterizzato i colleghi di Salerno. Due modi diversi di intendere il calcio e di investire, due squadre che vivono la B in modo diverso: per Benevento è quasi un punto d’arrivo dopo decenni di terza serie, per Salerno non può che essere un passaggio prima del grande salto, non vietato da alcun regolamento. Certo, sarebbe bello anche qui vedere un presidente che piange per la maglia, che corre sotto ogni settore, che usa paroline al miele e che non bada a spese. Nel calcio, però, contano di più sostanza e risultati.

Anche Lombardi e Aliberti avevano un atteggiamento “alla Vigorito” e sappiamo come siano andate a finire le cose. E allora buon derby anche ai presidenti che, al netto di tutto, hanno allestito organici assolutamente competitivi per la categoria e che, chissà, potrebbero a braccetto coltivare un grande sogno.

Sezione: News / Data: Mar 10 settembre 2019 alle 22:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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