In una lunga intervista concessa ai colleghi del quotidiano La Città, l'ex direttore sportivo della Salernitana, Antonino Imborgia ha parlato delle sue esperienze in granata, con Aliberti prima e Lombardi poi, del rapporto tra Lotito e la piazza e di un suo eventuale ritorno a Salerno: "Io qui vorrei essere dirigente nell’anno del centenario della Salernitana. Sia chiaro, questo non è un modo di propormi ma è un sogno reale, quel che penso e che mi auguro possa capitarmi".

Com’è stato lavorare nel biennio in cui s’alternarono Aliberti e Lombardi alla presidenza?

"Furono annate travagliate sotto il profilo gestionale. Ma sotto il profilo sportivo, per quel che mi competeva, andò tutto bene. Nell’anno di Aliberti raggiungemmo la salvezza, il massimo che si poteva fare viste le tante difficoltà quotidiane che eravamo costretti a vivere. Con Lombardi, mentre gli altri s’allenavano, facevano amichevoli o partite di coppe, noi ancora dovevamo fare l’affiliazione. Finire in quel modo, con la semifinale playoff, per me è stato un risultato sportivo importante. Ed è per questo che ho solo ricordi positivi di quegli anni".

 Con Lotito mai problemi di natura gestionale. Come giudica il suo operato?

"Amo giudicare i fatti: ha centrato tutti gli obiettivi sportivi che s’era prefissato con le promozioni e con la salvezza, seppur in modo stentato, e da addetto ai lavori gli va riconosciuto. Però io e Lotito di sicuro non siamo amici, e non per scelta mia".

 E per colpa di chi?

"L’altra parte di Imborgia, quella innamorata della Salernitana e della città, ha sempre pensato che Lotito debba stare più attento a quello che dice. Sbaglia quando parla di quello che hanno fatto gli altri. Sbaglia a dire che la storia della Salernitana è fatta solo di fallimenti: ce ne sono stati, ma non sono mancate nemmeno le gioie. La gente, la tifoseria granata, va rispettata: è l’unica parte indispensabile del gioco del calcio, senza quelle persone non esisterebbe nulla, si farebbe qualcosa che non serve a nessuno. Sbaglia a dire che non c’è storia, Rispondesse costruendo una squadra all’altezza. Ha comunque idee che possono essere buone, è discutibile il modus operandi. I risultati sono positivi, ma non accetto quel che dice: ma non da addetto ai lavori, parlo da malato di Salernitana".

Si aspettava una salvezza così stentata?

"Sinceramente sì. Ho da sempre avuto l’impressione che non sia stata costruita una squadra all’altezza. Ma non a livello qualitativo, sia chiaro. Il fatto è che alcuni giocatori possono giocare con questa maglia, altri no. Mancavano in molti il carattere e soprattutto non c’era mentalità in parecchi di loro. L’unico dal quale mi aspettavo tanto era Coda: ho sempre detto che era uno da prendere. È uno che non ha paura, perché è nato a Cava de’ Tirreni ma accetta comunque la sfida e si mette la maglia granata. Si presenta in ritardo, senza preparazione. E se l’avesse fatta? Superava i venti gol".

 Un altro nome che si sente di consigliare come Coda?

"Potrei iniziare a parlare e non finirla più. Ce ne sono tantissimi, soprattutto giovani, che meriterebbero. Io non so se la Salernitana faccia o meno scout, ma basta andarsi a vedere le Final Eight del campionato primavera. Si pesca bene in qualsiasi squadra".

 Meglio i giovani o gli esperti in B?

"Va trovato un giusto equilibrio tra freschezza ed esperienza. E poi l’importante è che i giocatori siano bravi. La Salernitana storicamente ha sempre avuto giovani forti. Ma conta averne anche di 'vecchi' forti".

 I suoi colpi migliori alla Salernitana?

"Non me ne vogliano gli altri, ma sono particolarmente legato a Bombardini e Molinaro. Per loro mi presi contestazioni, aggressioni verbali, poi mi sono preso le mie rivincite e anche loro nei confronti di chi li criticava". 

Sezione: News / Data: Lun 27 giugno 2016 alle 10:00
Autore: ts redazione
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