Il Modena Football Club vide la luce nel 1912 a seguito della fusione tra le due compagini cittadine Audax Foot Ball Club e l'Associazione Studentesca Calcio nate due anni prima e divise da una forte rivalità. I colori sociali della neonata società erano quelli odierni, il giallo e il blu, e il campo dove si disputavano le gare casalinghe, edificato nello stesso anno e ristrutturato nel '36, venne inizialmente denominato Piazza d'Armi ma sarebbe poi divenuto famoso come Alberto Braglia in onore del plurimedagliato ginnasta modenese. Il club disputò il primo campionato della sua storia nella Prima divisione, la massima categoria, ma con scarsi risultati classificandosi nono e riuscendo ad evitare la retrocessione solo grazie al ripescaggio. Le stagioni seguenti il club mantenne la categoria anche grazie al tesseramento di alcuni grandi giocatori come l'inglese Roberts e soprattutto Attilio Fresia, un fenomeno a quei tempi. Ma furono gli anni '20 i più fulgidi per il club che nella stagione '20/21 raggiunse le semifinali del campionato e un secondo posto nel girone nord nell'annata '24/25. Dopo diverse stagioni trascorse nella massima serie italiana, agli inizi degli anni '30 arrivò la prima retrocessione in Serie B. La squadra si divise tra Serie A e B fino alla Seconda Guerra Mondiale, mentre dopo il conflitto i gialloblù riuscirono a raggiungere, nella stagione 1946/47, il miglior piazzamento della loro storia, con un terzo posto in Serie A, dietro Torino e Juventus. Per tutti gli anni '50 il club militò in cadetteria ed ottenne nel 1957 un contratto di sponsorizzazione con l'azienda Zenit che immise nelle classe del club ben 100 milioni, dando anche il nome alla società. Tuttavia, visti gli scarsi risultati, lo sponsor si ritirò due anni dopo. I decenni successivi trascorsero senza sussulti per il club che fino agli anni 2000 galleggiò tra Serie B e Serie C. In maglia gialloblù transitarono giocatori importanti quali il brasiliano Cinesinho, futura stella della Juve degli anni '60, e un giovanissimo Stefano Cuoghi, vecchia conoscenza granata. Tra 2000 e 2002 la svolta, con due promozioni in due anni che riportarono finalmente i canarini in Serie A dopo trentotto anni di assenza. L'anno seguente arrivò la salvezza all'ultima giornata per la squadra allora allenata da Gianni De Biasi. L'impresa non riuscì però l'anno seguente, quando il Modena si classificò al diciannovesimo posto e ritornò in Serie B dove il club milita tuttora. Nel 2012 il club venne rilevato dall'imprenditore Stefano Commini, mentre Alessio Secco e Antonio Caliendo andarono a comporre i quadri dirigenziali. L'anno dopo però, il club venne definitivamente acquistato dalla famiglia Caliendo. Sotto la nuova guida, nella stagione 2013/14 i gialloblù sfiorarono anche la Serie A, fermandosi alle semifinali playoff contro il Cesena, mentre la scorsa stagione si è conclusa con la salvezza ottenuta nello spareggio playout con l'Entella. Oggi il Modena, allenato da Bergodi che ha preso il posto di Hernan Crespo, naviga nelle zone basse della classifica, appaiata a 41 punti con Salernitana e Latina e viene da una sola vittoria nelle ultime cinque sfide. Gli emiliani sono soliti schierare un 4-3-1-2 o un 4-4-2, esprimendo un calcio poco spregiudicato e preferendo affondare sulla fascia sinistra dove agisce il terzino Matteo Rubin, uno degli uomini più pericolosi dei gialloblù e autore di cinque assist stagionali. Il vero problema della squadra è in zona gol, avendo i canarini realizzato la miseria di 35 reti stagionali, meglio solo del Como. I maggiori realizzatori della squadra sono le due punte titolari Davide Luppi, autore di 8 reti, e lo scafato Pablo Granoche, autore di 6 reti. A centrocampo gli uomini di riferimento sono il metronomo Giorico e soprattutto il trequartista Nardini, principale fonte di gioco della squadra, mentre Bentivoglio dona quantità e sostanza alla mediana ma sa rendersi pericoloso con le conclusioni dalla distanza e i calci di punizione. Il Modena, infine, giungerà a Salerno privo di squalificati.
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