Ricorda quand’era bambino. E sembra ieri, a sentirlo parlare d’Alfredo Donnarumma. Invece correva l’anno 1997. Dario Fo vinceva il Nobel, negli States nasceva Google e la Salernitana cominciava la storica cavalcata che l’avrebbe (ri)portata in serie A mezzo secolo dopo la prima volta. A Torre Annunziata, intanto, mister Stefano Cirillo accoglieva nella sua Scuola Calcio Azzurri un bimbo dal caschetto biondo, tanto gracilino nell’aspetto quanto affamato nelle ambizioni. Il golden boy della serie Bdi oggi, che all’alba dei 25 anni ha cominciato a segnare – statistiche alla mano – ogni 24’ per aiutare i granata a spegnere le fiamme dell’inferno della bassa classifica, nacque lì, sui campi della sua città, culla d’agonismo in cui inseguire il sogno d’ogni fanciullo, in una terra che inevitabilmente ti porta a diventar grande prima di molti coetanei. Piangeva spesso, da piccolo, l’attaccante che ora fa impazzire l’Arechi. “Ogni santissimo allenamento“, ride di gusto l’allenatore-presidente Cirillo. “Se nella partitella realizzava due gol, usciva deluso perché avrebbe voluto farne tre. E se poi perdeva, non vi dico… Chi si comporta così, in tenera età, è un predestinato. Uno che si mangiava l’erba del rettangolo di gioco tanta è la voglia d’emergere. Il talento fece il resto“, parola d’una persona che Alfredo l’ha allevato e visto crescere. (…)

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Sezione: News / Data: Mer 25 novembre 2015 alle 09:45
Autore: Orlando Savarese
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