Poco più di un anno fa, era a centrocampo a scaldare i cuori dei tifosi granata con i suoi acuti dopo la partita con la Casertana. Ora invece Davide Moro non può cantare, spera di farlo, ma nel frattempo la concentrazione è tutta sul prossimo impegno, ovvero sulla doppia finale play – out. Intervistato dai colleghi del quotidiano “La Città”, il centrocampista arrivato dall’Empoli più di un anno fa, ha promesso una nuova esibizione canora in caso di salvezza: “Magari una dei Beatles, ‘Let it be’ ma con l’ultima parola trasformata in una B gigante, la nostra salvezza. Speriamo di gioire tutti insieme: siamo alle ultime curve e dobbiamo raddoppiare gli sforzi. Ora ci siamo, aspettiamo l’avversario”.
Come si sdoppia il pensiero nell’attesa che si decida tra Lanciano e Livorno?
“Non dobbiamo farci disorientare, anzi pazientare recuperando in questi giorni energie fisiche e mentali. La classifica dice Lanciano, la giustizia sportiva può riscriverla. Partiamo dalla certezza, cioè noi stessi. Conta che ci sia la Salernitana: viva, capace di rialzarsi. Ora gioca i playout partendo dal quintultimo posto, una posizione di vantaggio”.
Come stanno le rivali e come arrivate voi ai playout?
“Sono temibili, è stata dura con entrambe. Col Lanciano, noi un po’ distratti e sciuponi all’andata e sfortunati al ritorno. Noi otto palle gol e loro cinici. Col Livorno abbiamo capitalizzato nel loro momento migliore. Ora tutto s’azzera. I playout sono gare di grande tensione e temperamento – lo dice uno che ha respirato con l’Empoli dopo aver rischiato la retrocessione rimontando nei playout col Vicenza da 0-2 a 3-2 – possono diventare gare poco belle e dobbiamo esser pronti ad affrontare le difficoltà senza smontarci. Livorno è piazza calda, a Pinsoglio è andata male ma se vengono ripescati ci arrivano con motivazioni a mille. Il Lanciano lotta contro tutto e tutti adesso, giocherà alla morte. Noi abbiamo motivazioni feroci, sappiamo che la gara chiave sarà già all’andata. Altro che cullarci sul doppio risultato: dobbiamo andare in Abruzzo o in Toscana per i tre punti e poi costruire su quel successo le nostre certezze. Se facciamo male all’andata saranno guai. Ci troveremmo a vivere la partita dell’8 giugno all’Arechi come l’ennesima del dentro fuori. È stato il tormentone ‘vincere perché altrimenti è finita’ che ci ha logorato fisicamente e mentalmente. Perciò siamo arrivati cotti dopo il Como. Abbiamo ricaricato le pile, ci siamo ritemprati”.
Lanciano senza Di Francesco per un turno e senza Ferrari per due gare. Un vantaggio?
“Due pericolosi, meglio non averli contro. Però non è un vantaggio. Il Lanciano è squadra compatta e corre. Ha buone alternative, come Bonazzoli. Ci fidiamo del sentito dire: potrebbe capitare il Lanciano ma non è che ora gioiamo e se viene il Livorno piangiamo”.
Moro come sta? Ce la farà?
“Proseguo con un programma differenziato per qualche giorno ma resto ottimista. Ho avuto problemi di schiena che mi hanno un po’ fiaccato. Una contrattura, dolori latenti: ho fatto infiltrazioni inevitabili, altrimenti i dolori non sarebbero passati in una settimana e mezzo ma sarebbe stato necessario un mese. Ho avuto una forte contrattura, mi sono fatto male col Latina. Ho saltato Vercelli ma ero anche squalificato, Vicenza e sono tornato col Livorno. Ora il problema è di natura muscolare: torsione innaturale del costato, non riuscivo neppure a starnutire. Ho ancora dolore, mi fa ancora tanto male ma proverò ad esserci”.
Si aspettava Odjer senza paura, protagonista del centrocampo con voi veterani?
“Moses è forte: ha temperamento, corsa, dinamismo. Un bel giocatore. Nel calcio moderno sarà utilissimo. Se corri e sei bravo con i piedi, fai strada. Poi ha fatto anche un gol…”.
Moro quando lo farà?
“Spero nella salvezza della Salernitana, sarebbe un sogno fare un gol salvezza. Se voglio sognare nel sogno, allora immagino il gol salvezza”.
La salvezza e poi?
“Ho spalmato il contratto e prolungato. Ho due anni di contratto e quindi resto qui. La vecchia guardia ha portato nel nuovo gruppo il seme della compattezza. Magari non c’è l’entusiasmo di andare a cantare al karaoke ma la squadra sa stare insieme, siamo un gruppo sano e crediamo nella salvezza. La salvezza di tutti: squadra, società, città”.
Quale è il rapporto coi mister?
“Menichini ci dice come mettersi in campo e Bonatti lo assiste. Ognuno ha il suo carattere, come ce l’abbiamo noi. Conviviamo, perchè lo spogliatoio è convivenza. La parola convivere non è maliziosa ma intesa come rapporto improntato alla stima professionale all’interno di un gruppo che sta insieme”.
Si poteva fare di più? Era questo il vostro destino?
“Il rimpianto c’è: ci siamo buttati via con l’Entella e col Lanciano in casa e alla fine è mancato il punticino. Ora non pensiamoci più: a che servirebbe? Avanti tutti insieme, giovani ed esperti. Ai giovani dico – ma già lo sanno – che pure i playout sono vetrina, la salvezza fa curriculum e quindi sono certo che daranno tutto in queste partite trampolino”.
Il gol che ha cambiato l’aria?
“Tre: di Bagadur con Cesena e Ascoli, di Coda col Latina".
Salerno e il calcio: com’è?
“Il calcio è una malattia, la Salernitana è la voce del sangue, viene dalle viscere. I tifosi non l’abbandonano: stadio pieno col Benevento e nei momenti belli ma anche col Modena, per aiutarci, col Bari, tanti pure col Como. Noi non vogliamo deludere questa gente. Facciamo ancora in tempo a salvare la stagione”.
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