Andrea Nalini è molto più di una semplice sorpresa per la Salernitana. L’esterno veronese, arrivato in punta di piedi, partita dopo partita dimostra la sua importanza nella squadra granata, sebbene ieri non sia sceso in campo a causa del problema al ginocchio che l’ha messo k.o. e tenuto fuori nelle ultime due partite di campionato. In un’intervista concessa al quotidiano L’Arena, il calciatore veronese si racconta: “Le mie origini sono radicate a Nogarole Rocca. Lì ho iniziato a giocare, da pulcino, con la piccolissima società dell'Azzurra. Poi sono passato al Villafranca, dove ho completato la trafila giovanile, arrivando in prima squadra. Ho fatto parecchi provini, incocciando, sfortunatamente, in diversi problemi. Il primo era, senza dubbio, quello legato allo sviluppo: tanti miei amici, all'epoca nel Chievo o nell'Hellas, erano molto più formati fisicamente, io invece dovevo ancora maturare. Quando una porta si apriva, però, c'era subito un secondo portone a sbarrarmi la strada: le braccia conserte di mia madre. Per lei era fondamentale la scuola, detestava l'eventualità d'un mancato diploma. Non posso biasimarla, anzi. Grazie al suo supporto ho finito le superiori, al Don Bosco, senza mai abbandonare il Villafranca”. Dopo aver capito di non essere portato per l’università, Nalini trova un impiego che fa si lui un “operaio-calciatore”: “L'università non faceva per me, così ho deciso di cominciare a lavorare. Ho avuto la fortuna d'entrare nel Gruppo Tosoni, iniziando da subito a fare il saldatore e il manutentore. Da lì, una volta passato alla Virtus Borgo Venezia, mi sono trasferito nello stabilimento Aia. Nella Virtus era dura giocare, lavoravo otto ore, con le scarpe antinfortunistica, per poi trovarmi sul campo a calciare il pallone. Devo ringraziare Gigi Fresco, che mi permetteva, a volte, di saltare allenamento. Il mister riusciva anche, tramite conoscenze, a non farmi lavorare in piena notte”.

Nalini si sofferma poi sulla chiamata della Salernitana: “Nel ritiro estivo del 2013 avevo fatto bene, convincendo tutti a Salerno. Poi, però, è spuntata dal nulla la pubalgia. Un vero e proprio incubo, figlio, probabilmente, delle posture che avevo a lavoro. Non sono riuscito a giocare e, a gennaio, mi hanno rispedito in prestito alla Virtus. Poi ho tolto i denti del giudizio e tutto è magicamente passato. L'impatto è stato forte: giocare all'Arechi, davanti a ventimila persone, ti fa venire i brividi. Fortunatamente, poi, stiamo andando bene, quindi il clima in città è meraviglioso".

In conclusione Nalini parla di futuro: “Salire di categoria sarebbe bellissimo per me e per la squadra. La Lazio? Si, ci sono voci che mi accostano all'altra società del presidente Lotito, ma non sono altro che parole. Giocare in B e A sarebbe il coronamento d'un viaggio assurdo: certo, lasciami dire che adesso, più che mai, è lecito sperare".

Sezione: News / Data: Dom 29 marzo 2015 alle 16:19
Autore: Federica Pisani / Twitter: @federica_pisani
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