Cominciò tutto un anno fa esatto. Accadde oggi, anche se poi ci volle qualche altro giorno prima d’abbandonare la prudenza dei condizionali. Era una domenica d’attesa, il 10 dicembre del 2017. Colantuono era stato chiamato e aveva detto «sì, però…», lasciando a quei puntini sospensivi gli ultimi (ragionevoli) dubbi sul suo futuro alla Salernitana. Non era, raccontavano i muri, questione di soldi né di calciomercato ch’era di là da venire, ma di progetti, prospettive, dunque anche di strutture. Quel giorno, mentre a Villa San Sebastiano le candidature spuntavano peggio d’un concorso pubblico a requisiti (molto) aperti, Colantuono restò in attesa degli eventi. Ventiquattr’ora prima, sull’uscio dell’Arechi, patron Lotito aveva annunciato il ribaltone in un’improvvisata conferenza stampa sull’asfalto, silurando di fatto il tecnico Bollini e prendendosi il tempo necessario per decidere, assieme al socio-cognato Mezzaroma e al ds Fabiani, a chi affidare la panchina granata. Così, fin dall’alba del toto-allenatore versione pre-natalizia, dopo il 90’ di Salernitana-Perugia 1-1, il nome di Colantuono diventò suggestione fortissima nell’immaginario collettivo. Era la prima scelta per il popolo del cavalluccio marino. E restò tale ancora per due giorni e due notti, prima dell’annuncio ufficiale, della firma apposta in un hotel a Malche di Giffoni Sei Casali e della dichiarazione d’intenti d’aprire un ciclo, espressa da entrambe le parti, perché un contratto fino al 2019, con opzione di rinnovo automatico per un altro anno in caso di promozione in serie A, non si stipula senza la vicendevole idea di (re)stare insieme per un bel po’. Salernitana-Brescia di stasera all’Arechi, allora, è compleanno (appena anticipato).

Sezione: News / Data: Lun 10 dicembre 2018 alle 12:00 / Fonte: La Città
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
vedi letture
Print