Che faticaccia restare nell’ombra. Angelo Fabiani sta in panchina come un tarantolato. È una presenza inedita al fianco - anzi, alle spalle - di Leonardo Menichini, nel giorno in cui mancano per squalifica il fido vice del mister, Andrea Bonatti, e il team manager Salvatore Avallone. Il ruolo del dirigente accompagnatore lo fa Rodolfo De Rose, il segretario poliedrico, mentre il direttore sportivo s’accomoda accanto ai calciatori “a disposizione”, promettendo a se stesso di star buono a seguir la partita. Non sempre si riesce a tener fede alla propria parola. Perché Salernitana-Reggina è gara palpitante, frenetica, disordinata. Che sfugge alle logiche, manda a buonedonne le tattiche, vive di situazioni estemporanee e paradossali. Tempo una ventina di minuti, allora, e il ds s’alza in piedi. Salta il “fosso” dei sediolini, affianca l’allenatore e comincia ad alzar la voce. "È stato utile, il ds. Mi ha aiutato a far sentire qualche indicazione ai calciatori. All’Arechi c’è un gran frastuono, è difficile comunicare con la squadra in campo", dirà dopo il 90esimo Menichini. Fabiani freme, esce dal rettangolo dell’area tecnica, dà dritte e richiama i calciatori. Dopo il gol dell’1-1 di Moro, neppure esulta. Anzi. Si fionda verso Bocchetti, lasciandogli - presumibilmente - “consigli” per Trevisan, malcapitato protagonista d’una prima mezz’ora da incubo. Scatta via un centesimo di secondo dopo il duplice fischio dell’intervallo, ché in panchina non si fuma e quella sigaretta che tira fuori prima di guadagnare gli spogliatoi l’aspira quasi con gli occhi. Rientrerà per primo, il direttore - mentre il trainer sfilerà per ultimo -, passeggiando spalla a spalla con David Di Michele. Ripresa del gioco, e pure del calvario. Fabiani si sbraccia, indica Francesco Favasuli per la seconda sostituzione, poi, quando evidentemente davvero non ne può più, s’incammina verso l’uscita anche se mancano ancora dieci minuti all’epilogo. Nel percorso, assiste al tiro steccato da Andrei Cristea, spalancando le braccia e poi sparendo sotto al tunnel. Ricomparirà a partita finita, sbucando dal serpentone bianco dopo la passerella della squadra sotto la Curva Sud, per scambiare il give me five con tutti i suoi calciatori, che sfilano uno a uno per “dargli il cinque”. Lo riporterà dentro Maikol Negro, abbracciandolo forte e trascinandolo sino alla stecca spogliatoi, dove avrà un bel po’ di rimproveri da fare. Tutti mascherati, sull’uscio della sala stampa, dietro il sorriso soddisfatto della vittoria. Che faticaccia restare nell’ombra. Lo riporta Resport24.it

Sezione: News / Data: Dom 29 marzo 2015 alle 11:30
Autore: Redazione TS
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