Quando Giampiero Ventura, nel giorno della conferenza stampa di presentazione, disse testualmente che "la serie A non si promette, ma si costruisce giorno dopo giorno con una programmazione seria e credibile gettando le basi per un futuro importante" i soliti soloni del web associarono quelle parole alla mancata volontà di puntare in alto. Niente di più sbagliato, ovviamente. Chi ha fatto calcio a certi livelli sa che il doppio salto è possibile e non sempre ci vogliono 4-5 anni per vincere il campionato di serie B, ma se non hai alle spalle una società solida, strutture importanti, organizzazione di un certo tipo e risorse economiche, tecniche e umane sei destinato a retrocedere immediatamente e nel peggiore dei modi. Dopo le brutte figure della passata stagione, la proprietà ha tratto insegnamento e consegnato alla piazza una Salernitana nuova di zecca sotto tutti i punti di vista. Non servivano scuse pubbliche o sceneggiate di questo genere tanto per accontentare chi avrebbe da ridire anche dopo dieci vittorie di fila.
Occorrevano i fatti e solo un cieco non si rende conto che il vento è effettivamente cambiato: non sappiamo se la Salernitana si salverà, andrà in A direttamente o se la giocherà attraverso i play off, ma a prescindere dalla posizione finale in classifica ciò che conta è aver finalmente imboccato la strada giusta che, nel tempo, porterà inevitabilmente al grande salto. C'è un allenatore di livello assoluto, roba che nemmeno il più ottimista degli ultras avrebbe nemmeno lontanamente immaginato: l'arrivo di Ventura era stato accompagnato da tanto scetticismo (c'era chi preferiva un buon padre di famiglia all'ex commissario tecnico della Nazionale!), ma oggi Salerno ha un manager all'inglese che ha ricucito lo strappo con la piazza, riavvicinato la gente, ripulito lo spogliatoio, dato gioco e identità in pochi mesi, migliorato i rapporti con la stampa e valorizzato giocatori che, con i suoi predecessori, faticavano anche ad andare in panchina.
Anche la società si è aperta maggiormente alla tifoseria. Il boom del marketing è frutto di una strategia mirata, affidata a persone competenti e ad un nuovo marchio come la Zeus perfettamente e immediatamente calatosi nella realtà salernitana. Splendida la maglietta celebrativa del centenario (1919 modelli originari venduti in mezza giornata), bellissimo il materiale a disposizione, assai apprezzata la nuova divisa ufficiale sia da casa, sia da trasferta. A breve sarà inaugurata la hall of fame, fondamentale anche il coinvolgimento di giovani, studenti, scuole calcio e famiglie che contro il Perugia pagheranno il prezzo simbolico di 5 euro nel settore distinti. Non va nemmeno dimenticato che, quando Lotito e Mezzaroma misero piede a Salerno, il marchio celebrato il 19 giugno 2019 era "ostaggio" di chi aveva condotto la società al fallimento, che bastava mezza giornata di pioggia per ridurre l'Arechi ad un pantano e che la squadra si allenava in giro per la provincia perchè non c'era una sola struttura a disposizione, nemmeno per il settore giovanile. Nessuno cancella i tanti errori commessi in questi anni, qualche dichiarazione di Lotito ha fatto storcere il naso e andava evitata, l'ultimo campionato ha lasciato in eredità strascichi pesantissimi non del tutto digeriti.
Ma oggi c'è un'aria nuova, fortemente voluta dalla proprietà, dalla dirigenza, da tutti coloro che ci hanno messo la faccia e che hanno deciso di ripartire. E la presenza di 18mila persone già alla terza giornata e di 800 persone in media in trasferta fa capire che i tifosi- quelli veri- hanno percepito questo cambiamento. E allora tutti insieme a spingere i granata sempre più in alto. Consapevoli che non è assicurata la promozione. Ma che la strada intrapresa va verso quella direzione ed è soltanto questione di tempo. "Perchè è la conseguenza del lavoro, non ci poniamo limiti perchè abbiamo margini di crescita mostruosi" per citare Giampiero Ventura, garante di un progetto che vede la Salernitana assoluta protagonista.
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