Riavvolgiamo il nastro e torniamo a quanto accadeva appena cinque mesi fa, con la Salernitana a metà classifica e a caccia di quei 3-4 punti necessari per conquistare la salvezza e archiviare una stagione deludente: diserzione, curva spaccata, società assente, calciatori senza anima, allenatore in confusione, spogliatoio senza leader e un centenario che si avvicinava quasi nell'indifferenza generale. Oggi, invece, possiamo parlare di code nelle ricevitorie, due vittorie sue due in campionato, squadra che gioca a memoria, organico forte in quasi tutti i suoi componenti, curva Sud sold out pronta a colorarsi interamente di granata, uno staff tecnico all'altezza di una grande piazza e che chirurgicamente ha risolto tante problematiche in tempi record e una società che, senza fare spese folli, ha rilanciato il marketing e allestito una rosa assolutamente competitiva per la categoria e inferiore, sulla carta, a poche altre. I primi due sassolini dalle scarpe ce li siamo tolti: cantavano "vi mandiamo in serie C", ma Pescara e Cosenza hanno perso meritatamente contro i granata lasciando il campo a testa bassa e tra i cori di un pubblico determinante.

Domani arriva il Benevento, quelli che ci hanno fatto andare la milza di traverso a San Matteo e che ancora si chiedono cosa volesse fare Micai su quel cross innocuo di Letizia. Gli sfottò di Improta e i testa a testa del passato imporrebbero un'altra rivincita sportiva, contro un ambiente galvanizzatosi a mille nonostante una serie di insuccessi nelle ultime stagioni. GIà, l'ambiente. Quella componente che non gioca materialmente, ma che può fare la differenza. In fondo la _"spavalderia" del popolo giallorosso è quasi invidiabile: hanno perso tanti play off ma non hanno mai parlato di galleggiamento volontario, hanno un presidente che spende tantissimo vincendo meno del previsto, sono retrocessi in B con sei mesi d'anticipo e la recente batosta col Cittadella avrebbe messo ko chiunque. E invece si riparte sempre: con lo stesso entusiasmo e i medesimi investimenti. Un pregio, indubbiamente. Ma questa Salernitana, al completo, non avrebbe nulla da temere sperando che Abbattista sia più attento di quanto dimostrato nel derby di febbraio. 

Non vogliamo caricare la gara di eccessive aspettative, ma è già un match fondamentale. Si è ricreato un clima giusto, ci saranno 15mila spettatori e un passo falso riesumerebbe il partito di chi non attende altro che un ko per aprire una paginetta facebook e scrivere "multiproprietà", "Lotito vattene" o "E' bastato un avversario più forte e abbiamo visto la vera Salernitana". Non accorgersi che sta nascendo un progetto serio e credibile significa essere in cattiva fede e, ironie a parte, il vento è cambiato sotto tutti i punti di vista. Non vogliamo fare voli pindarici e scaramanticamente continuiamo a dire che mancano 37 punti per la salvezza: per chi ha tremato quando Minala fu espulso a Venezia è già tanto, un patrimonio da custodire. Aggiungiamo, però, che il termine "curiosità" usato da Ventura è quanto mai perfetto. Siamo tutti curiosi di vedere all'opera la nuova Salernitana contro una corazzata, di vedere il terzetto difensivo contro Coda e Sau, di ammirare Cicerelli e Kiyine a cospetto degli esterni di mister Inzaghi, di applaudire Di Tacchio e Odjer che morderanno- metaforicamente, si intende- le caviglie di Viola e Tello che, con questo allenatore, fanno meno paura. Al resto penserà l'Arechi, andare a Trapani con 9 punti e 15mila cuori granata in delirio aprirebbe le porte a scenari inaspettati. Andasse diversamente nessun dramma: i grandi progetti si costruiscono nel tempo, l'importante è aver gettato le basi.

Sezione: News / Data: Dom 15 settembre 2019 alle 23:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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