Impeccabile e disinvolto da lasciare stupefatti, chiaro e inappuntabile nella dialettica, sguardo sicuro e sereno, perfetto interprete del “calcisticamente corretto”, il tutto in una patina molto british. È lui o non è lui? -, si sarebbe chiesto Ezio Greggio. Era lui, certo che era lui l’altra sera in collegamento con Tiki Taka: tronfio al punto giusto, esageratamente compiaciuto di sé, Claudio Lotito si è presentato sugli schermi di Canale 5 all’indomani del successo della sua Lazio contro la Juventus. Risposte concise con tono monocorde, concetti semplici ma un po’ ovvi, naturale peana alla striscia positiva della truppa di Simone Inzaghi e tutti gli ingredienti indispensabili per condire una pietanza alla Vissani o alla Cannavacciuolo: così il presidente della Lazio (solo della Lazio?!?!?!) ha evitato di mostrare ai telespettatori un’imitazione di se stesso. D’accordo, l’occasione era d’oro, battere la Juve non è ritualità, anche se i biancocelesti sono gli unici ad aver interrotto il dominio bianconero degli ultimi anni accaparrandosi una Coppa Italia e una Supercoppa. Sicché il nostro (non nel senso di concittadino) non ha dato fondo alle solite acrobazie verbali per rispondere alle edulcorate domande del bravo Pierluigi Pardo. Quindi: Lazio brava perché lavora sodo e seriamente, massima professionalità di tutti, coesione perfetta, rispetto dei ruoli, niente voli pindarici e chi più ne ha più ne metta. Nemmeno Vieri e Cassano sono riusciti a violare il perfetto manuale del sor Lotito.

Tutto bene, insomma e lode alla Lazio e al suo padrone. Però... c’è sempre un però a guastare le feste, anche se nell’ovattato salotto di Tiki Taka nessuno si è preso questo prurito. Non una provocazione, ma una domanda ce la saremmo aspettata dal punto di vista squisitamente giornalistico e cioè: ah bello, ma te sei a capo anche della Salernitana, vogliamo per un attimo considerare l’altra faccia della medaglia per sapere che cosa ne pensi? Niente di niente. Ora, è evidente che per quanto ha fatto alla Lazio Claudio Lotito merita grande ammirazione; è altrettanto indubitabile che la Lazio è di un rango superiore rispetto alla Salernitana; si è concordi nell’accettare la diversa grandezza dei bacini d’utenza, ma - Dio santo! - possibile che nemmeno una parola sia stata spesa sul ruolo da copresidente (ma padrone unico) del sor Claudio nella Salernitana? Silenzio di tomba e via agli osanna solo per tutto quanto di buono si riesce a fare. I flop? Censurati. Fa specie che sguazzando fra tanta manna nemmeno lui abbia pensato di scoprire il suo lato debole. In fondo, anche se è soltanto in serie B, la Salernitana rappresenta una provincia di oltre un milione di abitanti, ma soprattutto un insieme di sentimenti che meriterebbero la miseria di una rispettosa citazione televisiva, considerata la totale e mortificante assenza di risultati. Consoliamoci comunque. Granata è il colore che portiamo noi...

Sezione: News / Data: Mar 10 dicembre 2019 alle 21:30 / Fonte: La Città
Autore: TS Redazione
vedi letture
Print