Trecentotre caratteri per “salvarlo” a trecentosessantacinque giorni esatti dal suo debutto. Un anno dopo l’esordio (vincente) alla guida della Salernitana - era il 16 dicembre del 2017, a Chiavari - Stefano Colantuono sente il fuoco che brucia sulla sua panchina, anche se a Carpi si gela. La società per adesso, con una breve nota, manda tutti in ritiro a San Gregorio Magno e non cambia tecnico. Per diverse ragioni. In primis, probabilmente, perché quello dell’allenatore di Anzio non è un esonero “facile”. Non si vara a cuor leggero. Sul tavolo ballano cifre grosse, un contratto pluriennale (rinnovato fino al 2020 pochi mesi fa) e, a non voler ridurre tutto al “vil denaro”, la credibilità d’una sfida che aveva messo d’accordo tutti. Sì, perché nell’inverno scorso Colantuono era la garanzia d’esperienza voluta dal ds Fabiani, l’amico (di vecchia data) di cui Lotito poteva fidarsi e l’icona delle intenzioni di rilancio di Mezzaroma. C’erano, insomma, tutte le condizioni per farne il pilastro del progetto, allenatore con storia e “proiezioni” pure da manager, aziendalista nel non chiedere follie sul mercato e però “martello” se si trattava di dare forza alle priorità (vedi le basi d’un centro sportivo). Tutto giusto, però il calcio è governato dai risultati e dopo tre sconfitte di fila, nove gol subiti e certezze della prima parte di stagione sbriciolatesi come biscotti calpestati, diventa difficile difendere il tecnico. Sia chiaro, fin qui la Salernitana ci sta provando a non piegarsi alla retorica secondo cui “il mister paga sempre per tutti”. E così, a meno d’un’ora dalla sconfitta-figuraccia di Carpi (d’accordo la reazione d’orgoglio che porta al 3-2 finale, rendendo le proporzioni del ko meno umilianti, però talvolta svegliarsi tardi non solo serve a nulla ma aumenta il disturbo), la società batte il comunicato in cui annuncia «il silenzio stampa», che «la squadra sarà in ritiro» e che «sono stati annullati tutti gli impegni in programma in settimana tra cui la cena sociale di Natale inizialmente prevista per la serata di domani (oggi per chi legge, ndr)».

Scelta la location di San Gregorio Magno, che sarà raggiunta in mattinata dopo aver trascorso la notte a Mercato San Severino. Tutti a letto senza cena né auguri, allora. E prossimo match contro il Foggia, domenica alle 12.30 all’Arechi, che diventa esame forse senz’appello. Forse, appunto, visto che all’alba della trasferta di Carpi si usavano più o meno le stesse parole. Colantuono rischia, trema, è in bilico: copioni consumati, destino difficile da sovvertire, però va da sé che la Salernitana non sia sprofondata nel baratro d’una crisi (sportivamente) tremenda solo perché il suo allenatore ha probabilmente perso lucidità in alcune scelte. Tradito dai suoi calciatori migliori, o almeno immaginati come tali sulla carta, il trainer da qualche gara segue inerme l’involuzione spaventosa d’una squadra ch’è una contraddizione che cammina (o che corre, a volte, pur nella sterilità d’una manovra senza grossi sbocchi).

Sezione: News / Data: Lun 17 dicembre 2018 alle 14:00 / Fonte: La Città
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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