La Salernitana dà un taglio agli ingaggi, come tutti, ma lo farà seguendo una linea comune che oggi dovrebbe esser tracciata assieme alle altre 19 società cadette. Il calcio è fermo, non produce, se tutto andrà bene - e non è affatto scontato - ripartirà nella seconda metà di maggio, dunque per limitare i danni ciascuno dovrà fare la propria parte. Anche i calciatori. Se ne discuterà tra una mezzoretta in un’assemblea di Lega B, rigorosamente in conference call, che punta a scrivere una “legge quadro”, come l’ha definita in un’intervista a Sky Sport il presidente del Benevento capolista, Oreste Vigorito. Una direttiva generale come fonte d’ispirazione d’ogni “trattativa privata” che verrà affidata a ciascun club con i propri tesserati. Regnerà la logica della proporzione: al giocatore di “prima fascia” che guadagna 30mila euro al mese puoi chiedere un sacrificio importante, a chi ne percepisce 3mila sarebbe utopia imporre la stessa rinuncia in percentuale. Si parla di serie B, dunque di professionisti che viaggiano mediamente su cifre molto alte, non astronomiche come i colleghi di A ma sicuramente gente che non teme d’arrivare a fine mese con i conti in rosso. Pericolo che invece esiste in C ma soprattutto tra i dilettanti.
La Lega Pro, a dispetto dell’emotività raccontata dal comunicato ufficiale diffuso post assemblea, ieri l’altro s’è spaccata di brutto perché parecchi presidenti non ce la fanno, l’Assocalciatori non è d’accordo sui tagli immaginati e gran parte dei club sarebbe orientata a non tornare in campo prima del prossimo settembre, per la nuova stagione, magari dopo aver attuato le sempre chiacchieratissime riforme. Ancor più complessa, se possibile, è la situazione della serie D dove i compensi ai tesserati sono dei rimborsi per prestazioni sportive che al momento non possono esser offerte. E di storie da mille euro al mese con famiglie da mantenere e affitti da pagare ce ne sono a iosa. Un gran macello, insomma. Se il vero padrone del pallone di questi giorni, che per chi non l’avesse capito è il “signor Coronavirus”, decidesse finalmente d’arretrare, facendo (ri)sbocciare la primavera del calcio giocato, allora anche la C di Francesco Ghirelli e i dilettanti di Cosimo Sibilia se la caverebbero con un danno contenuto. Viceversa, apriti cielo. Perché nessuno aprirà i cordoni della borsa così tanto quanto il calcio spera. In questo scenario terribilmente complesso, strano ma vero, serie A e B sembrano aver le idee più chiare. Al netto d’interessi individuali innegabili, che spingono chi è già retrocesso a dire «annulliamo tutto» e chi ha più urgenza di ripartire a sollecitare una «celere ripresa», perché sullo sfondo del dramma di quest’emergenza epidemia nei vari campionati c’è sempre la classifica fin qui maturata, le linee guida paiono abbastanza condivise.
Appena ci saranno le condizioni di sicurezza per calciatori e staff, usando accuratissime precauzioni tra ritiri e tamponi, via libera alle partite a porte chiuse, ché per gli stadi aperti la sensazione è che di tempo ce ne vorrà un bel po’. Nel mentre, si prepara il conto da presentare al Governo non sotto forma di soldi da chiedere, sarebbe una caduta di stile dal mondo dei nababbi, ma d’«attenzioni» da concedere (dal punto di vista fiscale e dell’impiantistica, per esempio), provando a far quadrare i conti con i rispettivi giocatori senza il tramite dell’Aic presieduta da Damiano Tommasi. Così ha lasciato intendere la Lega A guidata da Paolo Dal Pino, il manager eletto di recente in quota Claudio Lotito, e così è orientata a fare pure la Lega B retta da Mauro Balata e di cui è vicepresidente l’altro co-patron della Salernitana, Marco Mezzaroma. Proprio i cadetti, che ieri hanno formalizzato lo stop di campionato e allenamenti fino al 13 aprile come da decreto del premier Giuseppe Conte, domani rinnoveranno la comune volontà di ripartire nel momento in cui sarà possibile («Non si capisce come ci sia chi pensa di chiudere la saracinesca, così tanti prodotti andranno in malora, e li butteremo tutti», ha sottolineato Vigorito, amante delle metafore ma in questo caso molto eloquente) e poi concorderanno la “legge quadro” per i tagli degli stipendi dei propri tesserati. Un po’ come si fa con le tasse, in modo progressivo, ai calciatori verrà chiesto di rinunciare a una parte dell’ingaggio visto che, di fatto, da un mese sono tutti a casa e ci resteranno almeno per i prossimi dieci giorni. Forse molti di più.
Nel caso della Salernitana, che nell’ultimo bilancio (dunque riferito alla precedente stagione) ha iscritto quasi 11 milioni alla voce “costo del personale”, è possibile un risparmio di diverse centinaia di migliaia di euro ma l’auspicio della società è, ovviamente, di chiedere ai calciatori di Gian Piero Ventura meno sacrifici possibile. Significherebbe materializzare il ritorno in campo nei tempi auspicati dalla Figc. Il presidente federale Gabriele Gravina e il numero uno del Coni, Giovanni Malagò, sono gli interlocutori più diretti del ministro per lo sport Vincenzo Spadafora che, dopo aver cambiato più volte versione, pare abbia a sua volta aperto alla speranza di ricominciare a giocare tra il 17 e il 31 maggio, assodata la disponibilità di tutti d’arrivare a luglio e persino ad agosto pur di concludere la stagioni “spezzate” dal Covid-19. E siccome le società parlano d’un mesetto di tempo per il richiamo di preparazione, prima di dare il via a quest’anomalo sprint finale, ecco che la ripresa degli allenamenti potrebbe avvenire già dopo Pasqua. Possibile che, alla fine, i centri sportivi riaprano (tutti insieme) con le modalità ipotizzate, e in minima parte anche attuate, da Lotito per la Salernitana a metà marzo. Dunque, controlli medici, lavoro a gruppetti, niente assembramenti in campo né negli spogliatoi. Così, almeno per iniziare a togliere il pigiama, liberare i saloni e uscir da casa non solo per fare la spesa...
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