Un primo tempo discreto, una ripresa sbagliata per quasi tutti e 45 i minuti complice un atteggiamento diverso da parte dell'Ascoli. Paolo Zanetti, dopo aver sbagliato probabilmente l'impostazione iniziale, corregge il tiro durante l'intervallo e imbriglia la Salernitana di Gian Piero Ventura che, ad onor del vero, fatta eccezione per la sfida d'esordio col Pescara e per la gara interna col Chievo non ha mai espresso quel gioco divertente e spumeggiante che era stato ovunque marchio di fabbrica indelebile e facilmente riconoscibile. Certo, se il materiale a disposizione non è eccelso c'è poco da fare, ma proprio per questo nasce spontaneo un interrogativo sull'integralismo tattico del mister: questo 3-5-2 che sacrifica in fase di non possesso i giocatori di qualità, isola le punte ed espone i mediani ad una perenne inferiorità numerica è davvero lo schema più adatto? Nessuno di noi può dare lezioni ad un maestro di calcio, ma quando vinci una gara su otto è palese che qualcosa non funziona e bisogna intervenire.

Quanto alla gara, se nel primo tempo la Salernitana ha fraseggiato discretamente bene lo si deve anche all'errore dell'Ascoli di non pressare nel cosiddetto primo campo. La scelta di Zanetti è stata quella di lasciare spazio ai granata fino alla metà campo provando a chiudere ogni varco centralmente raddoppiando la marcatura su Kiyine. E se finalmente si è visto meno quel tiki-taka fine a sè stesso che alimenta le tabelle sul possesso palla e sulle occasioni da gol, va detto che solo una giocata individuale ha sbloccato lo 0-0. Arrivata sulla trequarti, questa squadra progressivamente si spegne e non sa quello che deve fare: Jallow è sempre al posto sbagliato al momento sbagliato, le distanze tra i tre centrocampisti sono enormi e spesso l'Ascoli trovava l'imbucata sul centro-destra sfruttando i malintesi tra Lombardi e Karo. Quando la Salernitana viene bloccata sulle fasce la luce si spegne, segnale evidente di un sistema di gioco troppo prevedibile e che ormai gli avversari hanno imparato ad arginare. Il mistero è proprio quello di Kiyine: eravamo tutti convinti che esterno rendesse meno rispetto al centrocampo, ma i fatti stanno dando ragione a Ventura. Almeno sotto quest'aspetto.

Nella ripresa l'approccio è stato morbido e anche l'Ascoli ha capito di aver regalato tatticamente un tempo sbagliando la fase di non possesso. Zanetti ha alzato il baricentro giocando quasi con due centrocampisti e due punte prima di inserire un ulteriore attaccante come Ardemagni. Per caratteristiche fisiche e tecniche la Salernitana ha difficoltà a giocare con il baricentro alto, marca troppo vicino alla propria area di rigore e, così facendo, si fa schiacciare e non ha la capacità di ripartire. L'1-1 è stato soltanto logica conseguenza di un predominio territoriale evidente dell'Ascoli che, successivamente, ha sfiorato per tre volte il raddoppio anche grazie alle splendide giocate di Da Cruz che arretrava il suo baricentro giganteggiando tra le linee fino ad esporre un colosso come Di Tacchio a qualche brutta figura. Tardivo indubbiamente l'ingresso di Djuric che, con tutti i suoi limiti, almeno faceva salire una squadra troppo arroccata nella sua metà campo e incapace di imbastire trame di gioco degne di nota. Non è un caso che proprio il serbo ha avuto due chance per riportare i granata in vantaggio, ma se inserisci Djuric e non crossi mai diventa tutto più complicato. 

Sezione: News / Data: Dom 01 dicembre 2019 alle 18:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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