Altro che resa: tra una settimana, a quest'ora, potremmo commentare un campionato completamente diverso. Assodato e sottoscritto che la società ha perso una grande occasione per dare un segnale, mantenere una promessa e riempire l'Arechi con iniziative concrete nel rispetto dei 3000 abbonati, speriamo di cuore che l'ambiente tutto capisca che il sogno salvezza passa esclusivamente dalla sfida contro il Torino. Siamo certi che lo zoccolo duro non farà mancare il proprio apporto e che la spinta della Sud potrà determinare tanto come accaduto in tempi recenti e per quasi tutto il girone di ritorno, ma ora è il momento di scendere virtualmente in campo tutti e capire che ciascuno di noi può dare un contributo prezioso. Giornalisti, opinionisti, amministrazione comunale, simpatizzanti, cittadini, provincia, ultras, tifosi: un corpo unico per spingere idealmente la Salernitana verso quel successo casalingo che manca da una infinità di tempo e che potrebbe rilanciare definitivamente le legittime ambizioni salvezza, con uno sguardo più che interessato a ciò che accadrà a Udine. Se i bianconeri battessero il Cagliari, non solo la Salernitana si ritroverebbe a -6 dal quartultimo posto (con due gare in meno) ma potrebbe affrontare due volte a maggio un avversario teoricamente già salvo e senza grosse ambizioni. Su questo una piccola riflessione: il comportamento di Udinese e Venezia, pur legittimato dalle normative in vigore, è antisportivo e conferma che, in fondo, meritiamo la figuraccia con la Macedonia. Il calcio è in crisi, la Nazionale è fuori dal mondiale per la seconda volta di fila, c'è una fuga di talenti verso l'estero a favore di stranieri spesso non all'altezza e qui c'è davvero chi vuol vincere "approfittando" di un focolaio covid. Del resto stiamo parlando di un torneo in cui la Lega A, in piena pandemia, fa ricorso al TAR contro le ASL: stendiamo un velo pietoso.
Tornando ai fatti di casa nostra e sperando che queste strategie di Venezia e Udinese siano per loro un boomerang inaspettato, rivolgiamo un altro appello a tutto l'ambiente: fare un salto di maturità collettivo per il bene della Salernitana. E' diventato praticamente ridicolo e stucchevole non poter esprimere un giudizio sull'attuale presidenza o dirigenza senza imbattersi nei soliti soloni tremendamente nostalgici del passato che, per puro sfogo, ripropongono i tormentoni di Kristoffersen, delle pasticcerie e dei galleggiamenti in salsa romana. Quelli che per anni erano certi in A non si potesse andare, che pontificavano dal solito altare romano che non valeva una lira e che poi, coerentemente, erano a saltellare all'esterno della stazione prima della partenza per Bologna. Dire che Iervolino abbia ad ora disatteso la promessa sulle iniziative per i tifosi non significa non essere fortemente convinti possa diventare il miglior presidente della storia e che non vada già da ora ringraziato e rispettato a vita per aver salvato il calcio a Salerno provando in tutti i modi a rimettere in pista la Salernitana. Andasse male sarà sicuramente il meno responsabile e il primo punto di ripartenza.
Così come dire che Sabatini, dirigente stimabile e ottima persona, abbia sbagliato tanto nel mercato invernale non vuol dire rimpiangere chi c'era prima o non riconoscere che, in quindici giorni e con un ultimo posto, difficilmente si potesse fare di più. Fino a quando chi critica in modo costruttivo sarà etichettato in tutti i modi da quelli che appaiono giudici inflessibili in un caso ma volutamente magnanimi in altri (aspettiamo medesimi commenti anche per chi, per due anni, ha inventato palle a ripetizione tra Della Valle, attese infinite e firme da notai inesistenti...forse qualcuno merita chi strumentalizza passioni e contestazioni vestendosi da demagogo!) non si andrà da nessuna parte. E la verità, come sempre, sta nel mezzo. Dovesse essere retrocessione sarà colpa di tutti: della Federazione, degli ex proprietari che hanno colpevolmente tardato la vendita, degli errori estivi, degli allenatori che si sono avvicendati, di chi non ha rinforzato più di tanto la rosa a gennaio, degli arbitri e di un pizzico di sfortuna Viceversa, con la salvezza in tasca e prospettive importantissime, sarà plauso incondizionato a Iervolino, a Sabatini, a mister Nicola, ma anche a chi ha retto il timone con un mare in tempesta.
E se con Sabatini la nostra critica è stata talvolta più severa (pur con un voto alto dato al mercato, soprattutto per la voglia di provarci e la professionalità dimostrata) è soltanto perchè, da uno dei migliori in assoluto con trascorsi in ambito internazionale, era lecito attendersi quantomeno il rispetto delle indicazioni societarie. Un Instant Team non prevede gente ferma da un anno e mezzo o giovani già pagati un milione di euro che entreranno in forma forse a maggio. Se senza soldi, senza presidente e con una spada di Damocle chiamata 31-12 arrivano Coulibaly, Ranieri, Ruggeri, Kastanos, Ribery, Simy e Bonazzoli è assolutamente doveroso pretendere che, con Iervolino e tanti milioni da spendere, si vada un po' oltre il Perotti fermo dal novembre 2020 o Mousset che proviene dalla B inglese e viene preferito ad un giovane italiano come Vergani. Se poi dietro analisi mai come quest'anno basate su fatti oggettivi e non su opinioni si vede la volontà di difendere chissà chi per ottenere chissà cosa (deteniamo tuttora il record di giornalisti più daspati nel decennio precedente!) il problema riguarda esclusivamente chi commenta. Lotito, Mezzaroma e Fabiani sono il passato, dal primo gennaio si è aperta una nuova epoca che, per certi aspetti, non potrà essere giudicata prima di un paio d'anni.
La salvezza è impresa ardua, ma ancora alla portata, c'è uno zoccolo duro che dà spettacolo all'Arechi e stravince in tutti gli stadi d'Italia e ora sarebbe un delitto sportivo dividersi e non unirsi spaccandosi tra "nostalgici" e "osanna a prescindere". Meriti-colpe, applausi-fischi, giudizi-analisi: non è il momento. La parola passa al campo, in 90 minuti le prospettive possono radicalmente cambiare. E allora tutti allo stadio! La Salernitana non è Lotito nè Iervolino, non è Sabatini nè Fabiani ma un patrimonio di inestimabile valore che calca con pieno merito il massimo palcoscenico del calcio italiano. E, finchè matematica non ci condanni, giusto che ognuno di noi getti il cuore oltre l'ostacolo fino all'ultima goccia di sudore.
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