Lacrime di gioia. Una gioia che avevamo dimenticato. La Salernitana vince ai calci di rigore al termine di due partite infinite, ricche di capovolgimenti di fronte e in cui il Venezia ci ha messo tanto impegno, ma è apparso sin da subito inferiore tecnicamente. I ragazzi di Cosmi ci hanno provato, ma quando in 11 contro 10 e con tante assenze in casa granata non riesci a segnare in un tempo intero più i supplementari meriti di retrocedere in serie C a cospetto di una Salernitana brillante nella prima frazione all'Arechi e caparbia quanto basta oggi. Lo spirito combattivo ritrovato è frutto dell'orgoglio di un gruppo che si era già ricompattato dopo Pescara grazie ai suoi leader: da Raffaele Pucino ad Emanuele Calaiò, senza tralasciare la ritrovata vicinanza della proprietà che ha spinto anche Alessandro Micai a restare in campo dopo il pugno e il giramento di testa. 

Ci fosse stata sempre unità di intenti la salvezza sarebbe arrivata molto prima, perchè questa rosa non poteva retrocedere. Ancor di più nell'anno del centenario. Fondamentale è aver capito la lezione. Da domani si programmi il futuro: Menichini è ufficialmente granata anche per la prossima stagione, ma  è il tecnico giusto per un progetto vincente? Fabiani merita davvero tutte queste critiche pur avendoci sempre messo la faccia dopo aver condotto alla grande il mercato estivo? Il flop vero è stato in inverno, lì si sono ridimensionate le ambizioni. Il perchè lo spieghi la società che, più che con le parole, dovrà riconquistare la gente con i fatti. Per i 900 di oggi, i 13mila di mercoledì e soprattutto i 2000 delle gare con Carpi e Cosenza.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 10 giugno 2019 alle 00:47
Autore: Ugo Baldi
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