Undici partite al termine, dieci punti dalla salvezza e un solo diktat: crederci fino alla fine. La situazione della Salernitana è al tempo stesso sicuramente complessa, ma, per certi versi, anche delle più "semplici". Con un divario così ampio - ma non ancora incolmabile - dalle dirette concorrenti, i granata si possono permettere pochi calcoli, ma puntare con ogni propria forza a fare punti, a prescindere dalla caratura dell'avversario. Non ci sono alternative, non c'è nulla da difendere, gli uomini di Nicola si giocano il tutto per tutto, consapevoli che solo osando si può pensare di raggiungere il grande obiettivo.
Fondamentale è anche non disunirsi, a livello non solo di squadra ma anche di ambiente. Dopo l'inutile pareggio interno col Sassuolo, sono partiti i processi sommari, una la caccia al colpevole alimentata dal mea culpa pubblico dei vertici societari, da Iervolino a Sabatini. Pur consapevoli dei limiti della squadra e dei coni d'ombra del mercato di gennaio, non è questo il momento del "j'accuse". Tifosi, società, squadra devono essere un tutt'uno, creare ora più che mai quell'osmosi di cui parlava Iervolino. Il diritto alla critica resta sacrosanto e inviolabile, ma il tempo dei bilanci verrà a fine stagione, quando, come sempre, si distribuiranno equamente colpe e meriti, a seconda del verdetto conclusivo.
Nicola, dopotutto, è un maestro nella gestione del gruppo e vuole tenere alto il morale e l'autostima della sua squadra, isolandola da qualsiasi tipo di distrazione. Il tecnico, come tutti, non è esente da macchie, come dimostra l'approssimativa fase difensiva proposta dai granata nelle ultime giornate e che sono costati ben 10 gol in quattro partite, ma è innegabile abbia lasciato un'impronta sul gruppo e dato un'identità alla squadra, che non ha mai rinunciato a giocare il pallone pur contro avversari blasonati. Esemplare la partita col Milan, i primi minuti della gara con l'Inter, prima del crollo, e la prima mezz'ora contro il Sassuolo. Tutti approcci aggressivi e determinati, cosa che ci si aspetta anche oggi allo Stadium contro una Juventus quanto mai affamata e in cerca di riscatto dopo l'eclatante tonfo europeo. La Salernitana spera che i bianconeri possano subire il contraccolpo psicologico dall'eliminazione di Champions e preparano una gara fatta di intensità e ritmi alti fin dal primo minuto, ricetta che può mettere in difficoltà la squadra di Allegri.
Il tecnico torinese può contare su due rientri fondamentali, quelli di Mazzocchi e Ribery. Il primo si è fin qui dimostrato in assoluto, per costanza di rendimento, il miglior acquisto di gennaio e dovrebbe tornare a presidiare la corsia di destra, dove dovrà contrastare le discese di Pellegrini e garantire una spinta costante. Nicola punta tutto sulle corsie laterali, proprio dove la Juventus ha dimostrato maggiori debolezze fin qui e in quest'ottica il recupero dell'ex Venezia rappresenta una manna dal cielo. Ribery, invece, si gioca una maglia da titolare con Verdi e Perotti, ma ha una voglia matta di scrollarsi di dosso le ultime vicende extra campo e sfatare il tabù Juve, contro cui non ha mai segnato in carriera. Da valutare in mediana chi affiancherà la garanzia Lassana Coulibaly, mentre in avanti ci saranno con ogni probabilità Bonazzoli e Djuric, i giocatori che, numeri alla mano, danno più certezze. Ancora ai margini Bohinen e Mikael, ad oggi due oggetti misteriosi.
Si prepara dunque una Salernitana d'assalto per la gara dello Stadium, che, lungi dall'essere decisiva, rappresenta una delle undici finali che attendono gli uomini di Nicola. "Ciò che non abbiamo osato, abbiamo certamente perduto", diceva Oscar Wilde e mai frase sembra più azzeccata nel caso dei granata.
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