Quando in tempi non sospetti qualcuno di noi sottolineava che il terzo posto della Salernitana facesse poco testo e fosse frutto di una serie di coincidenze fortuite fummo etichettati come gufi. “Fino a quando si vince va bene così” il coro di chi dimentica, colpevolmente, che il vero amico è quello che ti fa notare l’errore prima che la situazione diventi irreparabile. Ed era troppo palese, anche dopo i successi con Perugia e Spezia, che i granata non avessero gioco, che a sinistra c’era una lacuna non colmata dal ritorno in B ad oggi, che in avanti non si potevano spendere 650mila euro per un attaccante che in Italia non segna da due anni e che non è mai arrivato in doppia cifra. Passare da Coda, Donnarumma, Nalini e Sprocati a Bocalon, Djuric, Jallow e Vuletich è stato un azzardo, una strategia che prima o poi la società dovrà spiegare. E invece no. La gente non merita di capire cosa sia successo in quei 20 giorni di pausa, perché chi si fa male resta fuori quasi un anno, come mai Colantuono non venga esonerato contrariamente ai suoi predecessori messi in discussione per molto meno (e con rose meno forti) e cosa spinga l’area marketing a non mettere in vendita materiale ufficiale come accade in tutte le città italiane. E’ questo il problema principale, molto più grave delle tre sconfitte consecutive, degli errori di Micai, dei cross sbagliati di Casasola e delle scelte di un mister in confusione. Il rapporto con la piazza. Nell’anno del centenario era obbligatorio ricostruire l’entusiasmo, alimentare la passione delle nuove generazioni, far vivere a tutti la Salernitana 365 giorni all’anno senza trincerarsi nel silenzio stampa, negli allenamenti a porte chiuse e in quei ritiri che hanno poco senso. Se la squadra non segue l’allenatore non servirà certo isolarsi per risolvere il problema e il silenzio assordante di Lotito, Mezzaroma e Fabiani fa male come i tre schiaffi arrivati dal modesto Carpi. Legittimo decidere di proseguire con Colantuono...

Sezione: Editoriale / Data: Lun 17 dicembre 2018 alle 23:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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