Se prendi 4 gol anche quando produci dieci occasioni da rete in campo esterno e con una marea di indisponibili, vuol dire che c'è davvero poco da fare. Non ci fosse un pregresso estremamente negativo, oggi potremmo dire che la Salernitana, a cospetto di una Fiorentina lanciatissima verso l'Europa, ha tenuto testa per 75 minuti costruendo le occasioni per passare in vantaggio, per pareggiare e per riaprirla, merito anche di un Ribery che per 45 minuti ha disegnato calcio parlando, però, una lingua diversa rispetto agli altri dieci "comuni mortali". Questa, però, è la tredicesima sconfitta in diciassette partite, con un ultimo posto mortificante soprattutto se letto assieme alle statistiche: peggior difesa, peggior attacco, mai un gol nei primi 40 minuti, sei sconfitte casalinghe, ultimi in Italia per tiri in porta e possesso palla. Una catastrofe, solo in parte giustificabile con gli infortuni (e in merito occorrerebbe una riflessione seria), con i tanti legni colpiti e con gli errori individuali. Fossimo tifosi di un'altra squadra, sintetizzeremmo il tutto con un'analisi severa nella sua semplicità e ovvietà: cosa ci si poteva aspettare senza un presidente, con un ritiro partito in ritardo, un mercato legato al sì di trustee, generali e amministratori e la riconferma di tanti giocatori che non erano titolari nemmeno in serie B?

E' chiaro che le responsabilità sono di tutti. Della Federazione, che ha propinato regolamenti opinabili (e c'è un ricorso del Bari, pronto a rivolgersi al TAR per ridiscutere del tema multiproprietà). Dei presidenti uscenti che, consapevoli delle norme vigenti, avrebbero dovuto cederla alla stessa cifra che, presumibilmente, incasseranno con sei mesi di ritardo, ma dopo aver rovinato indirettamente la gioia per il ritorno in massima serie dopo 22 anni. Della dirigenza che, in estate, non ha preso un portiere, un centrale d'esperienza, un terzino destro, un centrocampista di qualità e due esterni che sapessero saltare l'uomo. Non rinneghiamo quanto abbiamo detto, sia chiaro: al completo, nei singoli, questa Salernitana non è inferiore alle dirette concorrenti. Ma la A è un altro mondo rispetto alla B e se le alternative agli infortunati rispondono ai nomi di Schiavone, Kechrida, Aya, Zortea e Gondo c'è poco da stare allegri. Che poi nessuno potesse immaginare che Simy sbagliasse anche gli stop elementari è un altro discorso. Ora c'è un solo modo per salvare la stagione o, comunque, per ritrovare un minimo di serenità e dare un senso a questo calvario: annunciare subito, senza se e senza ma, il cambio di proprietà dando il tempo al nuovo presidente di programmare il mercato di gennaio senza ulteriori proroghe, perdite di tempo e deroghe che saprebbero tanto di agonia volutamente prolungata. Lo ribadiamo: Lotito ha tutelato legittimamente i propri interessi, il trust è strumento giuridicamente riconosciuto nel mondo del calcio, ma ha giocato male le sue carte e oggi, per il bene di Salerno e della Salernitana, deve farsi definitivamente da parte. Altrimenti le brutte figure di quest'anno offuscheranno il suo decennio vittorioso, ma anche ricco di contrasti con una piazza ormai stanca anche di arrabbiarsi.

Naturalmente gli allenatori sono gli ultimi responsabili, ma riteniamo che riconfermare Colantuono sia un errore. Siamo sempre stati contrari all'esonero di Castori, reduce da gare positive e in pieno controllo di un gruppo da lui plasmato. L'attuale guida tecnica, che non brillò nella precedente esperienza all'ombra dell'Arechi, non ha dato assolutamente nulla: non si segna, non si vince, non si pareggia, non si combatte, non ci sono idee e ognuno pare andar per conto suo. Non esageriamo se diciamo che una riflessione approfondita andava fatta già dopo il primo tempo con l'Empoli. E' chiaro che, senza soldi da spendere e con la deadline del 31 dicembre, nessun tecnico "di nome" avrebbe accettato. Ma riconfermarlo a prescindere dopo il triste congedo con Castori (con tanto di comunicato stampa che indignò tutto il mondo dello sport) dà quasi la sensazione di rassegnazione.

Non è che con Mourinho o Guardiola Belec inizierà a parare o Di Tacchio indovinerà un lancio di sessanta metri, sia chiaro. Ma, se il materiale è questo e fino a gennaio c'è poco da fare, tanto valeva giocarsela con chi, almeno, ha riportato Salerno in A pur guidando una rosa inferiore alla concorrenza. Colantuono, persona perbene e uomo legato sinceramente alla piazza, sembra avere il destino segnato e, forse, resta in sella solo perchè non avrebbe senso licenziarlo alla vigilia di un ribaltone societario. Ma non vorremmo rivivere, con tutte le debite proporzioni, un Gregucci-bis, quando si perse fiducia nel mister ma non fu esonerato "perchè in fondo manca un punto per salvarsi". Sappiamo tutti come stesse andando a finire. Nessuno si aspettava bel gioco, vittorie e colpacci a Milano e Firenze. Ma nemmeno un gruppo arrendevole, in cui uno dei leader parla dei followers della compagna o Ribery si "autosostituisce". Salvo svolta quantomeno a Udine, il destino sembra ormai segnato. Ma intanto si sono persi altri punti per strada.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 12 dicembre 2021 alle 00:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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