Ci sono delle immagini che valgono di più del gol di Djuric, delle parate di Belec e degli interventi difensivi di Gyomber. Istantanee destinate a rimanere a lungo nella mente e nel cuore dei tifosi e che dovranno rappresentare il punto di ripartenza quando arriverà il primo passo falso dopo questa striscia di risultati straordinari. La squadra che lotta su un terreno impossibile contro l’Ascoli e vince la partita al 90′, il pareggio in rimonta di Pisa, Veseli e Adamonis che si ritrovano improvvisamente titolari e non sbagliano un colpo, Tutino che in estate dice no a Monza e Lecce caricandosi il peso dell’attacco sulle spalle, le lacrime di Kupisz dopo il gol del vantaggio contro la Cremonese un girone fa, il capitano che salva la vita ad un compagno a costo di rimetterci due dita, i panchinari che esultano in versione ultras ogni volta che i “titolari” segnano o salvano il risultato. Oggi, dallo Zini, torna a casa una Salernitana pienamente consapevole delle sue potenzialità, mentalmente ormai calatasi nel ruolo non di sorpresa o matricola, ma di piacevolissima realtà che si è accomodata un po’ a sorpresa al tavolo delle grandi. E con pieno merito. Vedere un calciatore che esulta per aver conquistato un semplice fallo laterale o l’abbraccio collettivo a metà campo dopo la fine del match è un segnale fortissimo. Più dei nove risultati utili di fila, del quinto successo esterno e della quarta gara senza subire gol. E l’artefice ha un nome e cognome: Fabrizio Castori. Lui che ha saputo plasmare un gruppo a sua immagine e somiglianza, lui che non guarda in faccia a nessuno e fa sentire tutti parte integrante del progetto, lui che dopo oltre 700 panchine sta vivendo l’esperienza di Salerno con l’entusiasmo, la fame, la tensione agonistica e l’emozione di un ragazzino alle prime armi. Accettare Salerno dopo i fatti del 2008-09, con una tifoseria in contestazione, uno stadio vuoto e un ambiente depresso post Spezia significa una sola cosa: avere gli attributi. Oltre a questo c’è tanta sagacia tattica e la capacità di capire perfettamente pregi e difetti della rosa creando un meccanismo che funziona alla perfezione. Chi c’era a Sarnano e valutava sul posto e non dietro una tastiera ha sempre detto, attirandosi qualche commento ingeneroso che oggi sarebbe bello riproporre, che stava nascendo un qualcosa di molto interessante. Piano piano, senza proclami, partendo dal teorico obiettivo di salvarsi in una delle annate più complesse degli ultimi 20 anni. Oggi le paure di metà stagione, frutto anche di quanto accaduto nei 5 anni precedenti, si stanno trasformando in adrenalina pura e siamo certi che sabato ci sarebbero state almeno 15mila persone. I gruppi ultras, seppur a distanza, ribadiscono il ringraziamento alla squadra. Chi ci ha sempre creduto oggi sta godendo alla grande, vedendo nella Salernitana un raggio di luce nel buio della pandemia. Poi ci sono quei 3-4 soloni che, ormai, devono parlare da soli per accaparrarsi un “mi piace”: siamo certi che, in fondo, in cuor loro siano comunque felici, ma quell’ “io l’avevo detto” è lì su word da due mesi e non si vede l’ora di poter ripartire con i tormentoni del freno a mano e del galleggiamento volontario. Nell’attesa, però, esultiamo e viviamoci una domenica di gioia. Non sappiamo come finirà questo campionato, ci sono squadre comunque più attrezzate e sarebbe già un miracolo sportivo piazzarsi tra terzo e quarto posto per evitare il primo spareggio e poter contare sul ritorno in casa e il doppio risultato. Comunque andrà, la Salernitana sta ponendo le basi per arrivare, prima o poi, lassù. Per la terza volta nella sua storia, consapevole che nessun regolamento pone divieti. “A chi non piacerebbe andare a San Siro?” è la giusta chiosa di Castori alla conferenza stampa di oggi. E se un allenatore con 30 anni di carriera ha le lacrime agli occhi per un successo in campo esterno, perchè Salerno non deve vivere il momento con “la rabbia di chi è più forte”, anche per lanciare un segnale ai vertici del calcio che stanno accompagnando a suon di regali qualcun’altro? Vincere sarebbe ancora più bello. Ma già riprendere a sognare ad occhi aperti è un qualcosa di fantastico. E allora…crediamoci!
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