"Con la morte di Ricchetti abbiamo perso un uomo vero e un cuore granata:" il ricordo degli ex compagni

Salerno ha dimostrato di non aver dimenticato Carlo Ricchetti e questa dimostrazione di affetto di certo aiuta la sua famiglia. Ne è convinto don Roberto Faccenda, che ha celebrato la messa per il trigesimo della scomparsa del Re del Taglio, ricordato con affetto dagli ex compagni di squadra Breda, Fusco e De Cesare.  “La presenza di tutte queste persone è bellissima – ha sottolineato don Roberto a Liratv -. La commozione dei suoi compagni di squadra ha un significato notevole. Spesso dimentichiamo che dietro un calciatore c’è l’uomo, c’è la sua famiglia. Io ho avuto il piacere di conoscere calciatori come Breda, Fusco e tanti altri, so per loro che cosa significava indossare la maglia della Salernitana, come era pure per Carlo. E’ stato un bel momento e spero che questa carezza del popolo granata possano portarla nel cuore la sua sposa e i suoi figli”.  

“Non sono stato solo suo compagno, ma abbiamo collaborato anche a livello di staff tecnico per tanti anni – ha ricordato Roberto Breda sempre a Liratv -. Oltre a lavorare assieme, abbiamo creato con le nostre famiglie un legame molto stretto, anche quando eravamo distanti. E’ stata una cosa molto difficile da digerire e da accettare. Rimane il fatto di aver vissuto insieme tanti momenti non solo sportivi ma anche personali belli ed intensi con lui e la sua famiglia”.  

“Quella Salernitana era composta da grandi uomini oltre che ottimi calciatori, come Breda, Ricchetti, Ferrara – ha detto Luca Fusco -. E forse per questo in quegli anni abbiamo ottenuto grossi risultati. Carlo era un ragazzo taciturno, umile, che ha dato tantissimo alla Salernitana ed è giusto oggi ricordarlo, perchè Salerno non dimentica prima l’uomo e poi anche il giocatore”.  “Ho perso un grande amico oltre che un ottimo collega – ha affermato Ciro De Cesare -. Ho imparato a conoscerlo nel tempo e mi ha insegnato tanto. Giocatore eccezionale e uomo eccezionale. Oggi si è vista tutta Salerno abbracciare idealmente Carlo e la sua famiglia”.