E adesso, come si fa a tenerlo fuori? Lamin Jallow s’è preso la Salernitana in un lampo. Con due affondi. Incisivi, decisivi, micidiali. I calciatori del Padova gli correvano dietro e lui gli faceva “marameo” sgusciando e mandando in porta i compagni. Generoso, altruista, provvidenziale. Ha “spaccato la partita”, si ripete da tre giorni con il linguaggio stereotipato che il calcio inculca. Di sicuro l’ha resa facile, proprio quando poteva farsi complessa, o comunque incerta. "Non ha segnato, certo. Però i gol di Casasola e Anderson sono praticamente suoi", l’ha applaudito dopo il 90’ Stefano Colantuono, ch’è uno che non fa sconti. Su Jallow il tecnico granata era stato chiaro: aveva chiesto pazienza, prima del match di domenica scorsa, perché dopo l’odissea d’un’estate da “mamma, ho perso l’aereo” (anzi, il passaporto) il gambiano è evidentemente ancora in ritardo di preparazione (e meno male per gli avversari, vien da pensare dopo averlo visto far a pezzetti la difesa patavina). E allora non era ancora il suo tempo per partire dal 1’, come pure era accaduto a Lecce, prestazione non entusiasmante. Questo fino a venerdì scorso. A sette giorni di distanza da quelle parole del mister, quando dopodomani ci sarà da misurare competitività e ambizioni granata nel super-derby di Benevento, Jallow è praticamente certo d’una maglia da titolare in avanti, (ri)conquistata sul campo. Di più, sarà l’anti-Coda, in una sfida a distanza che mischia (grandi) qualità a un pizzico d’umanissima nostalgia.

Sezione: News / Data: Mer 19 settembre 2018 alle 22:15 / Fonte: La Città
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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