Domenica all’Arechi arriverà la Ternana di Benito Carbone, detto “Benny”. Conosciamo meglio l’allenatore calabrese: ex attaccante, inizia la sua carriera nelle giovanili nel Torino, con cui nel 1989 esordisce in Serie A. Con i piemontesi gioca poco ed inizia dunque il suo pellegrinaggio in Serie B con le maglie di Reggina, Casertana ed Ascoli. Passano tre stagioni prima del ritorno al Toro. Dopo un discreto campionato viene acquistato dalla Roma, salvo poi essere girato la Napoli nell’affare Fonseca. Nei partenopei si toglie la soddisfazione di indossare la 10 che fu di Maradona, ma dopo solo un anno cambia di nuovo squadra, approdando all’Inter. Con i nerazzurri trova poco spazio, e decide dunque di iniziare la sua avventura inglese. Dal ’96 al ’99 gioca con lo Sheffield Weds, con il quale colleziona 25 reti in 96 presenze. Successivamente veste anche i colori di Aston Villa, Bradford City, Derby County e Middlesbrough. Trascorsi ben otto anni in terra britannica torna in Italia, alla corte del Como neopromosso in Serie A. I lariani non riescono a scongiurare la retrocessione, e Carbone si trasferisce a Parma. Quello con gli emiliani sarà il suo ultimo anno di Serie A, nel ’94 infatti passa al Catanzaro, con il quale segna anche una rete alla Salernitana. La stagione successiva la passa al Vicenza, e tolta una brevissima parentesi in Australia, chiude la sua carriera nel Pavia in Lega Pro.

Proprio con i lombardi inizia la sua carriera da tecnico, alla guida della Beretti, salvo passare poco dopo alla prima squadra. Nel 2011 viene ingaggiato dal Varese, ma un avvio di campionato sotto tono gli costa subito la panchina. Dopo le infruttuose esperienze nel Vallée d’Aoste e nella Pro Sesto, l’agosto scorso arriva la chiamata della Ternana, orfana di Panucci. Carbone negli umbri ricopre il ruolo di allenatore/direttore sportivo, un manager all’inglese, insomma, con ampi compiti. Il suo campionato sin qui però è stato piuttosto deludente, ed il suo 4-3-1-2 presenta molte difficoltà, soprattutto nella fase difensiva. La squadra si affida però all’estro di elementi come Falletti ed Avenatti, capaci di cambiare da soli l’esito di una gara. 

Sezione: L'Approfondimento / Data: Ven 11 novembre 2016 alle 16:00
Autore: Simone Gallo
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