Non c'è limite al peggio. La Salernitana si avvia mestamente ma a passo svelto verso la Serie B senza dimostrare nemmeno il benché minimo moto d'orgoglio. A Cagliari termina con la diciottesima sconfitta in ventotto gare per i granata, che nonostante l'importanza della gara, uno scontro diretto che avrebbe potuto riaprire i giochi, è scesa in campo col solito ritmo compassato e scarsa intensità.

Una prestazione inaccettabile di cui dovrà rispondere in prima istanza mister Liverani, incapace in quattro gare di dare la minima scossa all'ambiente e le giuste motivazioni. All'Unipol Domus è andato in scena l'ennesimo spettacolo indecoroso da inizio anno, ma non fa più notizia. I granata, che hanno subito i micidiali contropiedi sardi, hanno gestito in modo confusionario il pallone, senza creare quasi mai vero grattacapi agli isolani. Tardiva la reazione granata arrivata nella ripresa e vanificata dalla prova horror di Fazio, ormai un vero e proprio peso per la Salernitana. 

Manca solo la matematica a condannare definitivamente la Salernitana, ma è bene lasciare da parte ogni speranza. I punti di distanza dalla terzultima sono ben dieci e rischiano di aumentare se stasera l'Udinese dovesse fare punti con la Lazio. Non resta che provare, in questi ultimi dieci turni, a lottare per l'onore mai dimostrato fin qui, ma soprattutto iniziare a progettare seriamente la prossima stagione per provare a garantire una pronta risalita. Quella in corso è in assoluto la peggiore stagione della Salernitana in massima serie: sia nel 1947/48 che nel 1998/99 i granata retrocessero in Serie B per un punto all'ultima giornata, vendendo cara la pelle fino alla fine. 

Un disastro annunciato a inizio anno, del quale la società, Iervolino in primis, dovrà rendere conto. Nonostante le tante chiacchiere su una rosa competitiva ma dal potenziale inespresso appaiono oggi ancora più ridicole di fronte alla totale impotenza tecnica ampiamente dimostrata a ogni livello dai granata. E i soldi investiti in estate non sono certo un'attenuante, bensì un'aggravante: quasi 20 milioni spesi in estate per riscattare Dia e Pirola ma che di fatto hanno impedito il rafforzamento degli altri reparti bisognosi di correttivi. Scegliere di puntare tutto su due giocatori invece di investire la stessa somma per 4/5 giocatori di buon livello, almeno uno per reparto, è stata una mossa azzardata e poco lungimirante. Gravi anche le responsabilità di De Sanctis, nonostante i limiti di spesa: tante soluzioni cervellotiche, da Stewart a Legowski passando per Ikwuemesi, invece di puntare su giovani italiani di prospettiva. E chissà che la società non abbia fatto realmente uso di qualche algoritmo per individuare i profili, come sfuggito a Iervolino in estate, circostanza che renderebbe il tutto ancora più grottesco.

Il grido d'allarme di Sousa in estate non è stato ascoltato e archiviato come un mal di pancia di un allenatore scontento, ma in quelle parole si celavano presagi sinistri su una stagione che ha però superato ogni peggiore aspettativa.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 11 marzo 2024 alle 00:00
Autore: Valerio Vicinanza
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