Ieri sera il portiere della Salernitana Pietro Terracciano è stato ospite della trasmissione “Gol su Gol” in onda sull'emittente Telecolore. Intervista a tutto campo per l'estremo difensore casertano che descrive così il ruolo del portiere: “E' un ruolo che alcuni hanno definito leggendario, è una vocazione da un certo punto di vista perché la senti da subito dentro di te, almeno per me è stato così. Magari vedevo i miei compagni che volevano fare gli attaccanti, invece stranamente io ho sempre voluto fare questo ruolo”. Il portiere è sempre nel vivo dell'azione, anche a palla lontana: “Guardi sempre l'azione perché anche da lontano devi cercare di dare una mano ai compagni che stanno davanti a te, magari per una marcatura preventiva. Devi cercare anche da lontano di dirigere i compagni. Cerco di dare una mano, penso di parlare quanto necessario”. Nel calcio moderno, rispetto ad anni fa, l'abilità con i piedi è considerato un aspetto non secondario per un portiere: “Sono importantissimi. Molti allenatori vogliono anche che tu inizi l'azione. Da quel punto di vista è diventato fondamentale avere una certa bravura con i piedi”. Nonostante la giovane età, Terracciano vanta già molte esperienze, tra cui la Serie A, ma nessun rimpianto: “Non ho nessun rimpianto. Magari qualche dispiacere dovuto a qualche infortunio in qualche momento particolare della mia carriera, ma non rimpianti, penso di aver fatto il massimo per ottenere quello che ho in questo momento. Se mi guardo indietro ci sono momenti negativi ma penso che quelli facciano parte della vita di un uomo in generale. Non penso di aver ottenuto meno di quel che meritavo”.

Calcio come lavoro o come passione? Entrambe – ha continuato il portiere granata - Quello che ti spinge a giocare a calcio da piccolo è la passione, non pensi al calcio come un lavoro. Ovviamente ora è diverso, perché avendo anche una famiglia e avendo delle responsabilità comunque è diventato anche un lavoro, ma quello che ti spinge ad allenarti e a scendere in campo è sempre la passione. Penso che siamo fortunati perché facciamo quello che ci piace, indipendentemente dalle banalità dell'aspetto economico, ma noi calciatori amiamo il nostro lavoro e penso sia la fortuna più grande. Paura nelle uscite? No, un pizzico di incoscienza ci vuole sempre. A volte magari parti sapendo che ci sono dei rischi, ma devi cercare di dare una mano ai tuoi compagni. Essere passivi non ti aiuta in questo ruolo, magari ogni tanto devi anche rischiare una giocata perché sai che in quel modo puoi dare un aiuto ai tuoi compagni”.

Il ruolo del portiere risulta senza dubbio il più duro, con tante, spesso troppe, responsabilità: “Forse è proprio la responsabilità che lo rende bello. Ripeto, ci vuole un pizzico di incoscienza, perché a me queste responsabilità sono sempre piaciute. Sapere di avere una grossa responsabilità alle spalle mi riempie di adrenalina, sono emozioni che i miei compagni non possono vivere. Posso immaginare quella degli attaccanti perché comunque è bello far gol sotto la curva e andare ad esultare, ma credo che la gratificazione ci sia anche per noi, perché quando comunque dai un contributo alla squadra ti senti importante”. Da poco diventato padre, Terracciano ha commentato così l'esperienza della paternità: “Sicuramente la famiglia è un fattore fondamentale nella vita di un uomo e di un calciatore, perché comunque sia mia moglie che mio figlio mi danno quella serenità che prima di conoscerla non potevo avere. E' diverso tornare a casa e trovare un figlio che ti aspetta è meraviglioso, ti fa dimenticare qualsiasi problema, anche magari qualche settimana che non sei contento perché i risultati non arrivano sai che quando arrivi a casa si azzera tutto e questo ti da una grande mano”.

La solitudine del numero uno, ma con una curva alle spalle pronta ad esultare: “Sicuramente giocare sotto la curva ti da una carica e una responsabilità in più e anche inconsciamente la senti. Ovviamente durante la partita a volte non ci fai caso perché comunque devi essere concentrato al cento per cento su quello che succede in campo però ci sono a volte delle azioni in cui ti spingono tanto e avverti i tifosi, ti danno quella marcia in più che ti serve perché è normale sia così”. Il Terracciano ammirato in queste prime giornate è apparso più sicuro tra i pali, questione anche di ambientamento rispetto allo scorso, travagliato, campionato: “Sicuramente il vantaggio di stare qui per il secondo anno c'è perché conosci l'ambiente e una mano te la può dare. L'anno scorso sono stato penalizzato un po' all'inizio, devo ammetterlo, perché comunque sono arrivato senza preparazione e dopo una settimana sono entrato subito tra i pali, quindi quello forse mi ha penalizzato, però non cerco attenuanti su qualche errore che è capitato. Mi sono sempre sentito sicuro di me anche l'anno scorso poi è normale che più partite giochi più ci può essere il rischio che possa succedere qualcosa di negativo, ma penso che sia nella normalità delle cose. Ovviamente se lo facciamo noi portieri si nota di più e magari te lo fanno pesare anche di più”. Un commento sull'alternanza con Strakosha vista nei primi mesi dell'anno scorso: “Sicuramente aiuta avere la fiducia dell'allenatore, però l'ho detto più volte, non penso ci sia tanto da soffermarsi perché in tante squadre ho visto questo dualismo. Lo sto vedendo ancora adesso, ci sono allenatori che fanno turn-over anche tra i portieri, quindi comunque rispetto a qualche anno fa il concetto del portiere titolare è un po' cambiato. Se sto lavorando sulle uscite? No, ho lavorato come lavoravo prima. L'uscita è una cosa particolare, a volte è anche l'incoscienza che ti porta ad andare. Magari restare sulla linea di porta ti da meno rischi, a volte l'errore capita perché si vuole dare una mano ai propri difensori, quindi l'ho detto, a volte bisogna anche estremizzare le proprie giocate perché devi cercare a volte di rischiare per dare una mano”. L'ex Catania commenta poi la gara di sabato contro il Trapani: “Nel primo tempo potevamo chiuderla, ma siamo stati bravi a gestirla nel secondo tempo. Abbiamo fatto maggiore possesso palla anche il secondo tempo e abbiamo rischiato quasi nulla. Ora c'è da trovare continuità, perché una sola vittoria è troppo poco per tirare le somme. Sicuramente ci dà una convinzione in più da cui ripartire, ma la parola d'ordine deve essere continuità di prestazioni e risultati”.

Fuori dal campo Terracciano ama ascoltare musica, in particolare i Pink Ployd: “Sono sempre stato attratto dal rock in generale. I Pink Floyd sono una passione che mi ha trasmesso un amico. Li ascolto anche oggi perché hanno delle sonorità particolari, diverse dagli altri gruppi, poi mi portano indietro di qualche anno”. L'estremo difensore granata si è poi soffermato sulle condizioni di Alessandro Bernardini: “Domani (oggi ndr) vedremo coi dottori, ha ancora la caviglia gonfia ma noi speriamo di recuperarlo. Penso che se non sarà così comunque chi lo sostituirà farà bene”. 

"Cosa prova un portiere su un gol? Rosica - prosegue il portiere classe 90' - Si rosica sempre, è normale sia così. Aldilà del fatto che magari su una grande giocata non si possa fare niente, comunque vuoi vincere. Devi comunque pensare al risultato della squadra e non pensare solo a te stesso. Bisogna dare una mano alla squadra e vuol dire essere partecipi anche di queste situazioni. Cosa si prova dopo un errore? In quel momento vorresti stare sotto terra per ore”. Tornando sull'ex compagno Strakosha, Terracciano ha così commentato l'esordio dell'albanese in Serie A: “Mi fa piacere per lui. Non penso mi debba dispiacere che un ex compagno di squadra esordisca in Serie A”.

Il tecnico Sannino sembra aver donato un migliore equilibrio alla squadra granata, fattore che agevola anche lo stesso portiere: “Sicuramente sappiamo che l'anno scorso abbiamo fatto fatica a livello difensivo, però non penso sia solo una questione di uomini perché è riduttivo dire, se si prendono tanti gol, che la colpa è del portiere o della difesa. Adesso siamo riusciti a trovare un equilibrio maggiore ma comunque l'anno scorso dovevamo rischiare di più visto che la classifica era quella che era”. Tante le ironie dei tifosi via social sul capitolo uscite, considerato il vero tallone d'Achille del numero uno granata: “Sinceramente dopo ogni partita mi confronto con Gigi Genovese (preparatore dei portieri ndr) e a volte rimango stupito perché magari qualcuno mi dice di uscire su qualche pallone e invece il preparatore non mi dice niente. Se vado ad analizzare una partita ovviamente so dove posso fare di più e dove devo migliorare. Invito ad approfondire perché avere qualche nozione in più non credo faccia male. Parlo in generale, il ruolo del portiere è talmente particolare che non devi avere solo doti atletiche, fisiche o tecniche ma anche doti mentali. Entrare nella partita del portiere è diverso da qualsiasi altro ruolo, per il portiere anche un centimetro può fare la differenza. A volte non si parla con cognizione di causa perché non si sa neanche di cosa si sta parlando”. Ritrovare la Serie A con la Salernitana, un vero sogno per Terracciano: “Magari. Immaginare la Salernitana in Serie A penso sia un sogno per tutti, immaginare l'entusiasmo che già si vive in città con la squadra in Serie A penso sia stupendo”.

Un inizio di campionato sorprendente per le neopromosse Cittadella, Benevento e Pisa, ai vertici della classifica: “Non penso che il Benevento sia una sorpresa perché della squadra dell'anno scorso non hanno tenuto quasi nessuno. Mi ha sorpreso il Pisa perché tra le varie vicissitudini stare lì ed avere continuità di risultati in un momento così delicato non è facile. Va dato merito ai ragazzi che stanno facendo un lavoro straordinario”. Ora testa alla Spal, squadra che adotta un modulo di gioco speculare ai granata: “Con la Spal indipendentemente dai moduli sarà importante l'atteggiamento che metteremo in campo. Quindi penso sia fondamentale sapere che ci aspetta una partita complicatissima”.

Quali portieri mi piacciono? Per continuità Buffon – continua Terracciano - che è un punto di riferimento per tutti. Chi mi sta impressionando adesso più dell'anno scorso è Donnarumma. Ha maturità ed esplosività nonostante l'età. In porta come nel calcio in generale la velocità di pensiero, anticipare una giocata, è importante. Donnarumma ha sia velocità di pensiero che di movimento”. In chiusura, il punto sull'obiettivo stagionale dei granata: “Sappiamo i mezzi che abbiamo a disposizione ma anche l'anno scorso tutti ci aspettavamo un campionato diverso. Sappiamo che dobbiamo salvarci il prima possibile, quello è l'obiettivo primario, non possiamo andare oltre con la fantasia”.

Sezione: News / Data: Mar 27 settembre 2016 alle 13:00
Autore: Valerio Vicinanza
vedi letture
Print