Torna a parlare il presidente Iervolino. Lo fa attraverso il sito ufficiale togliendosi qualche sassolino dalle scarpe e raccontando una serie di retroscena che riguardano un po' tutti gli argomenti maggiormente gettonati negli ambienti del tifo granata: la potenziale cessione, Dia, Sabatini, il rapporto con Petrachi, i tanti allenatori esonerati, le promesse non mantenute. Ecco le prime dichiarazioni:
"Ho cercato di metterci tutto me stesso e non ho nessun rimpianto. Ho preferito non parlare perchè ho ricevuto offese ingenerose, non potevo passare il mio tempo a smentire notizie circolate sui social che spesso non corrispondevano a verità. Avrei dovuto ricordare quanto ho speso, cosa ho fatto. Però i risultati erano negativi e non ritenevo fosse giusto fare polemiche, con la consapevolezza che il tempo è galantuomo. Ci sono tante cose che mi hanno amareggiato. La retrocessione dell'anno scorso grida vendetta: Pirola gioca in Grecia, i due attaccanti sono andati alla Lazio.
Il calcio è particolare, lo avete visto con il Monza. Non sempre questo sport risponde alla logica, spesso litigi e frizioni portano caos. Se tornassi indietro farei esattamente quello che ho fatto, ma con una maggiore presenza e con decisioni da prendere da solo senza fidarmi di manager, consiglieri e direttori. La responsabilità è mia, sono arrabbiato con me stesso ed è chiaro che presidenti si diventa, non si nasce. Ora mi interessa programmare per tornare in serie A in 2-3 anni. In una piazza già carica d'entusiasmo avrei dovuto evitare proclami. Ho compreso gli umori della gente, mi sento più bravo di quando sono arrivato".
Sulla vendita della società
"Non posso tutti i giorni smentire le sciocchezze. A un certo punto ho capito non possiamo più andare dietro alla gente sperando nel consenso unanime di prima. Ci sono detrattori sui social e persone che non vogliono darci fiducia e che provano a ostacolarci credendo alle sciocchezze che vengono scritte. I giornali hanno pubblicato cose ridicole. I salernitani sono molto intelligenti, abbiamo una tifoseria attenta e sapranno riconoscere le notizie vere da quelle false.
Resto proprietario, ho fatto una scelta in estate utile ad aggiungere competenza. Non sono scomparso. Il discorso delle infrastrutture è importante e la presidenza Busso è dovuta alla volontà di dare maggior peso al club sotto questo punto di vista. Ma sono azionista totalitario, con Milan amministratore e un vice presidente come Petrucci. E' un plus e non un minus. Sono tornato allo stadio e siamo tutti concentrati per tirare nella stessa direzione e salvarci nel modo più comodo possibile".
Sul rapporto con la tifoseria
"L'amore non è bello se non è litigarello. Capisco che i tifosi sono amareggiati, ho acceso entusiasmi ai tempi della serie A e poi siamo usciti di scena così presto con un rilassamento successivo che ha fatto male a tutti. Comprendo perfettamente il loro stato d'animo pur non condividendo alcune prese di posizione radicali. Per quello che abbiamo fatto e per ciò che abbiamo speso non lo meriteremmo, ma ho un rapporto di stima e affetto verso la piazza.
La forza della Salernitana è il pubblico, una curva leggendaria che incita dal primo all'ultimo secondo. Quello che io chiamo sangue passionale e furibondo. Ed è la generosità del pubblico a doverci spingere, mi auguro di potermi confrontare quanto prima con tutti dicendo che ci sono e che il mio affetto è uguale a quello del primo giorno. La Salernitana non è un ripiego, anzi ho l'onore e l'onere di rappresentare un club così importante.
Sulla situazione economica del club
"La società è stata sempre ricapitalizzata da me, i debiti sono fisiologici e non patologici e qualsiasi debito aperto con soggetti terzi è stato garantito con i miei soldi personali. C'è tranquillità finanziaria. C'è chi dice che non ho rispetto, non entro nella sensibilità di una tifoseria che amo e che vorrei fosse felice. Mi piace da morire essere il proprietario della Salernitana e l'ho sempre dimostrato. Mi hanno detto che non mantengo gli impegni, al massimo ho disatteso gli obiettivi.
Eravamo ambiziosi, ma da proprietario ho messo tutte le risorse necessarie ridando visibilità alla Salernitana rispetto alle mie personali relazioni. C'è sempre tempo per raggiungere gli obiettivi, guardo al futuro con animo speranzoso provando a mettere da parte quanto di nefasto accaduto l'anno scorso".
Sulla stampa locale
"Ho un carattere volto al dialogo e tutto è recuperabile, vorrei una distensione. Ma nella bisogna essere forti e coerenti. Ognuno deve fare il proprio lavoro e rispetto le idee di tutti, m ci sono delle regole da rispettare quando si raccontano le vicende calcistiche. Nessuno deve aggredire e minacciare, soprattutto in una piazza che segue la Salernitana con tale attenzione. Ciò che è accaduto è accaduto, non ho consentito a nessuno di ledere la mia immagine. Qualora i rapporti dovessero tornare ad essere di rispetto reciproco sarei il primo ad allungare due mani, non una".
Tanti aneddoti su allenatori e direttori sportivi che si sono avvicendati
"Mi sento un mangia-allenatori. La verità è questa. Il calcio fagocita, racconta, fa cambiare tante cose. Iniziai quest'avventura chiamando Nicola e un direttore sportivo che ha fatto un lavoro incredibile come Sabatini. Dopo la nascita dei miei figli non c'è stata emozione più grande di quella salvezza. Ci fu un diverbio pubblico con Sabatini, decisi di cambiare e parlai con diversi dirigenti. Arrivò De Sanctis, un giovane con idee effervescenti e un uomo del calcio che però non aveva mai fatto il direttore sportivo. Allestiamo una squadra di tutto rispetto, con Nicola allenatore.
Un mister che è davvero il dodicesimo uomo in campo. A un certo punto della stagione ci fu un ammutinamento da parte dei veterani del gruppo e anche l'allenatore iniziò ad avere mal di pancia. Puntammo su Sousa e ci togliemmo grandi soddisfazioni, con 10 risultati utili di fila e una stagione che entrò nella storia. Merito da dividere con il suo predecessore, Mi sembrava di vivere un favola e decisi di riconfermare un difensore giovane nel giro della nazionale e il terzo capocannoniere della serie A precedente.
Ci fu qualche crepa con Sousa quando decise di andare a parlare con un'altra squadra, ebbe problemi con il direttore sportivo e ne divenne quasi una questione personale che coinvolse indirettamente anche la società. Le cose andavano male, decisi di schierarmi al fianco di De Sanctis ma continuavamo a perdere pur avendo trattenuto i migliori della stagione precedente. E' arrivato Inzaghi, c'era un feeling ottimo e la rimonta salvezza non era impossibile. Lo spartiacque fu la partita interna con il Bologna: perdemmo 1-2, ci disunimmo e a dicembre ritenni intelligente prendere un direttore generale.
Ci ho pensato molto, ritenni che l'abbraccio pregresso con Sabatini fosse un segnale e lo chiamai pur sapendo che non stesse benissimo. Il direttore sportivo sarebbe rimasto lo stesso. Dopo pochi giorni, però, due caratteri molto forti e carismatici capirono che non potessero andare d'accordo: ci fu uno screzio e De Sanctis andò via, con mio grande rammarico. E Sabatini che fa? Nella sua prima conferenza stampa dice che non avrebbe scelto Inzaghi per fare la guerra. Detta da uno di quel calibro fu una frase forte e che ci lasciò di stucco.
Fui costretto a chiamare Inzaghi per rinnovargli fiducia. La frittata però era fatta, andammo a vincere a Verona ma il direttore sportivo voleva cambiare guida tecnica e dovetti dargli fiducia. Tutti sappiamo come sia andata a finire. con Petrachi non c'è stata empatia, ho subito le sue scelte ed è una cosa che non dovevo permettere a nessuno. Io avrei trattenuto Bradaric, Kastanos, Coulibaly e Daniliuc. Lui era di opinione diversa. Ha portato ottimi giocatori, ma io avrei seguito una strada diversa. Nel tempo ho saputo che ha riferito alcune cose all'amministratore delegato. A quel punto, pensando anche ai risultati che non arrivavano, ho pensato di interrompere quest'avventura professionale.
Martusciello e Colantuono sono state sue scelte, io mi sono assunto la responsabilità di chiamare a Salerno due professionisti come Breda e Valentini che hanno voglia di costruire qualcosa di importante nel tempo in questa città. Ecco, qui da noi non verranno mai più dirigenti o allenatori che si sentono più grandi della Salernitana. Sousa spesso ci parlava del Benfica e dei suoi trascorsi, ma noi siamo un'altra realtà e meritiamo il massimo dell'attenzione e e del rispetto. Vogliamo gente che si metta a disposizione del nostro progetto e che instauri un rapporto di fiducia con i tifosi.
Ora dobbiamo pensare a raggiungere quanto prima il nostro obiettivo, sperando di arrivare alla salvezza nel più breve tempo possibile. Il mercato? Non ho le competenze tecniche per incidere, ho compiti diversi. Ho detto sì a tutte le richieste che mi ha fatto il direttore sportivo, lui è uomo di campo che conosce perfettamente al categoria e se è soddisfatto lo sono di conseguenza anche io. Le parole di Valencia? Ho chiesto spiegazioni ai miei collaboratori, mi hanno detto che a ottobre non ha superato la visita medica e che non c'è stata l'idoneità sportiva. E' la legge, non ho deciso io".
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