Intervistato in esclusiva dalla nostra redazione pochi minuti dopo la firma con il Cosenza, l’oramai ex capitano della Salernitana Raffaele Schiavi ha colto l’occasione per ringraziare la proprietà e la dirigenza e per analizzare i motivi del suo addio.
Quanto ti dispiace lasciare Salerno dopo 4 anni?
“Sicuramente fa male, sapete benissimo quanto sia legato alla piazza e a questi colori. Quando sono tornato alla Salernitana nel 2015 il sogno era quello di aprire un ciclo e di riportare questa città in serie A, purtroppo ogni stagione è imprevedibile e ci sono annate che nascono male e finiscono peggio. Basti ricordare quanto tempo ha impiegato il Torino per vincere il campionato di serie B! Ad ogni modo ho la coscienza pulita perché ho sempre dato il massimo quando sono sceso in campo”.
Come mai la tifoseria spesso ti ha criticato anche sui social?
“Questo non te lo so dire, ma fa parte del gioco. Negli ultimi tempi si è creato un ambiente un po’ particolare e che certo non aiuta la Salernitana e i calciatori. C’è una parte di tifoseria competente e innamorata per davvero dei colori di granata, un’altra parte che sui social si diverte a criticare tutto e che sembra quasi sperare che le cose vadano male. Ripeto quanto detto: in campo ho sempre dato il massimo, ho disputato anche delle buone partite e ho indossato con grande orgoglio la fascia di capitano nell’anno del centenario. L’importante è dimostrare in allenamento e in partita quanto vali e che professionista sei. Personalmente le critiche mi scivolano addosso”.
Perché Gregucci e Menichini non ti hanno preso in considerazione nel girone di ritorno dello scorso campionato?
“Non so, dovreste chiederlo a loro. Io sono un professionista e sono tenuto a dare il mio contributo in allenamento e quando vengo chiamato in causa. Sono abituato a rispettare le scelte di ogni tecnico, non ho mai chiesto spiegazioni perché non mi compete e non fa parte del mio carattere. Posso soltanto dire che ero stato sempre il migliore in campo fino alla partita di Cremona, quando fui squalificato per tre giornate. Purtroppo spesso funziona così: se giochi trenta gare di alto livello è quasi scontato e dovuto, se ne sbagli una viene il finimondo. E con questa mentalità è difficile per ogni giocatore esprimersi al massimo”.
Quanto ha inciso la diserzione sui risultati della squadra?
“Tanto, ho sempre detto che il pubblico di Salerno è il dodicesimo uomo in campo e che l’Arechi è uno degli stadi più caldi d’Italia. Fa sicuramente male vedere quella curva vuota, non capisco a chi giovi creare spaccature o anteporre la polemica all’amore per la maglia. Non condivido nemmeno la contestazione nei confronti della società; negli ultimi anni hanno investito tanto, da qui sono passati anche giocatori di grandissimo livello e non è certo colpa di Lotito e Mezzaroma se poi non hanno fatto la differenza come lecito attendersi. Colgo anzi l’occasione per ringraziare la società e il direttore sportivo Fabiani, sono tutte persone di altissimo livello che tengono molto alla Salernitana e lo hanno dimostrato in tante occasioni”.
Di chi è stata la scelta di non farti nemmeno partire per il ritiro?
“Non lo so, credo sia stata una scelta condivisa da parte di tutte le componenti della società e dello staff tecnico. Fino a quando ho avuto l’opportunità mi sono sempre comportato da professionista, è naturale che qualche partita si possa sbagliare in un percorso così lungo. Solo chi non opera non commette errori. Mi dispiace, ma allo stesso tempo posso dire che sono carico a mille per questa nuova avventura e che sono felicissimo di aver scelto Cosenza”.
Come nasce questa trattativa?
“Il mio procuratore mi ha chiesto se preferivo una piazza calda o una più tranquilla. Al Sud ho giocato a Salerno, Lecce e Catania, tre città passionali e ricche di storia calcistica. A me servono stimoli e stadio pieno, meglio di Cosenza non potevo trovare. A dicembre giocammo lì e ricordo che c’erano 15-20mila persone che sostenevano la squadra in modo incredibile. E’ il contesto giusto per vivere due anni da protagonista, non vedo l’ora di ripartire e di dimostrare che posso fare ancora benissimo in questa categoria”.
Ti senti di dire qualcosa ai tuoi ex tifosi?
“Spero soltanto che l’Arechi sia lo stadio determinante che tutt’Italia conosce, queste spaccature non aiutano la Salernitana e le critiche alla società sono esagerate e non le condivido. Bisogna fare una distinzione tra i veri tifosi e quelli che si divertono a destabilizzare sui social. Auguro il meglio ai colori granata, ma allo stesso tempo sono strafelice di iniziare questa nuova avventura”.
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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