Quando qualche giorno fa abbiamo scritto (escludendo dal discorso il mondo ultras) che, paradossalmente, le porte chiuse stanno rappresentando un vantaggio per i colori granata e che presumibilmente il clima di contestazione non avrebbe in alcun modo aiutato la Salernitana a conquistare il primo posto, i soliti commentatori del web sono insorti anche a costo di spingere emittenti televisive di un certo livello ad aprire il telegiornale con presunti contenuti di una conversazione privata nella quale si ribadiva soltanto un concetto, in modo provocatorio quanto scherzoso. Se avvalora questa tesi anche un calciatore che ha calcato il manto erboso dell'Arechi, e con successo, bisognerebbe fare tutti un bagno d'umiltà e capire quanto un clima avvelenato tra le varie componenti possa sortire soltanto effetti negativi. La redazione di TuttoSalernitana, nell'ambito della trasmissione SeiGranata in onda ogni martedì alle 20 su SeiTv (in collaborazione con GranataCento), ha avuto il piacere di colloquiare con Ettore Mendicino, attualmente tesserato per la Paganese e molto gettonato anche dalle centinaia di tifosi che hanno interagito da casa. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Anzitutto cosa ci fa un calciatore così bravo in serie C? C'è chi dice potresti completare perfettamente il reparto offensivo granata...
"Questo me lo chiedo anche io. Non credo di aver dimenticato come si giochi. Devo comunque ringraziare la Paganese che mi ha dato l'opportunità di ripartire dopo qualche esperienza negativa dettata anche da alcuni miei errori di valutazione. Purtroppo, fatta eccezione per qualche realtà che investe ed ha blasone, il livello in categoria si è notevolmente abbassato e le regole sui giovani non consentono a noi giocatori di trovare spazio con faciilità. A 31 anni spero ancora di poter dimostrare il mio valore, ci sono sogni ben custoditi in un cassetto che non vorrei mai accantonare".
Ci parli un po' del tuo arrivo a Salerno e del rapporto tra la piazza granata e i cosiddetti "laziali" oggi così contestati?
"Dovevo firmare già nell'anno della C2, ma a 22 anni ero reduce da qualche buon campionato di B e ho preferito mantenere la categoria. In C1 ricordo che Lotito mi convinse in un minuto, del resto sapevo benissimo quanto potesse essere formativo un anno in una piazza prestigiosa come Salerno. Vincemmo la coppa Italia, ma purtroppo il nostro cammino si fermò ai playoff a cospetto del Frosinone che, come ricorderete, passò repentinamente dalla Lega Pro alla serie A. Era un undici di base competitivo, forse ci mancava qualche pedina in panchina per andare oltre l'ottava posizione. Anche i tanti cambi di allenatore non hanno aiutato, ma personalmente mi sono tolto qualche bella soddisfazione".
Come segnare un gol in un derby contro un attaccante...schierato in porta
"E' vero, fu una bella esperienza. Già tirare un rigore è una sensazione particolare: se segni sembra quasi che non hai fatto niente di eccezionale, se sbagli viene giù il mondo. In porta c'era un attaccante perchè era stato espulso il portiere del Benevento e non avevano più cambi, ho avuto il merito di restare tranquillo e di segnare. Poi Gustavo ha fatto 2-1 e venne giù lo stadio".
La tua esperienza a Salerno è sempre stata in chiaroscuro anche per problemi di salute, per fortuna il destino ti ha permesso di segnare il gol della B nella partita col Barletta...
"E' vero, ci sono state tante situazioni che sembravano ostacolare quel percorso. Prima qualche problema alle visite mediche, poi un infortunio nel momento migliore a causa delle condizioni del terreno di gioco, poi ancora i fatti di Matera. Ma segnare sotto quella curva, vincere il campionato e ascoltare il boato della gente quando il Messina pareggiò a Benevento ti ripaga di tutte quelle amarezze. Era un grande gruppo, ma non fu semplice portare a casa il risultato. Il Benevento e il Lecce erano ben attrezzati, Menichini era molto contestato, a tratti non giocavamo benissimo e la squadra fu contestata in qualche circostanza. Per fortuna, però, è andato tutto per il verso giusto".
Peccato che quell'Arechi determinante oggi sia solo un vecchio ricordo...
"L'amore dei salernitani nei confronti della maglia granata non si discute, è uno di quegli stadi che fa vincere le partite. Devo ammettere che, in campo, si avvertiva proprio l'affetto e la spinta della gente, gli occhi degli avversari cambiavano quando battevamo un calcio d'angolo sotto la curva .C'era sempre la sensazione che, in casa, prima o poi avremmo sbloccato il risultato ed effettivamente ottenemmo delle rimonte incredibili anche grazie alla gente. Certo,se oggi contestano tutto, se la prendono con la multiproprietà e vogliono che la società vada via effettivamente, purtroppo e paradossalmente è meglio giocare a porte chiuse perchè ne risentirebbe la squadra. E loro non c'entrano nulla".
Come vedi questa Salernitana?
"Anzitutto sono molto contento per mister Castori, abbiamo lavorato insieme in passato e sapevo benissimo fosse una persona di grande esperienza e valore. Un professionista esemplare. Djuric-Tutino è una coppia d'attacco tra le più forti della categoria, non si può nemmeno più parlare di sorpresa. So che Giannetti non sta rendendo come tutti si aspettavano, ma mettere in discussione il valore del ragazzo mi sembra eccessivo. Un attaccante vive di gol e l'astinenza probabilmente pesa, ma è un giocatore molto serio che, alla lunga, potrà dare una mano alla Salernitana pur consapevole che fa parte di un reparto ben assortito e ricco di giocatori bravi. Peccato per Lombardi, leggere le sue parole mi mette amarezza e mi riporta indietro a qualche mia esperienza negativa. Lo invito a non mollare mai, a volte basta veramente poco per vedere la luce in fondo al tunnel".
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