A 19 anni, da terzo portiere, vinse il campionato di B con la maglia della Salernitana. Un'esperienza comunque molto formativa per un ragazzo che, nel pieno della sua carriera e dopo essersi tolto tante soddisfazioni (tra cui parare un rigore ad Alessandro Del Piero), decise di scendere di categoria per amore di Salerno e per alcune promesse che, in realtà, non sono state mantenute. Ciro Polito non ha avuto grossa fortuna con la maglia granata. La retrocessione, le contestazioni, le assurde accuse da parte di chi, oggi, dovrebbe soltanto ringraziare chi ha perso centinaia di migliaia di euro garantendo comunque professionalità e attaccamento alla maglia fino all'ultima partita, quando accettò, da gran signore, di andare in panchina pur essendo stato messo fuori rosa. Nel 2015 sembrava vicino al ritorno per fare da chioccia a Strakosha, poi la proprietà virò su Terracciano e non se ne fece nulla. La redazione di TuttoSalernitana ha avuto il piacere di intervistarlo, ecco le sue dichiarazioni:

Si aspettava questo grande inizio della Salernitana?

"Devo essere sincero...no. Chiarisco: ero convinto avessero allestito un'ottima rosa e che si potessero togliere grandi soddisfazioni, ho grossa stima di un allenatore come Fabrizio Castori che è un cultore del risultato anche a costo di non esprimere un calcio molto propositivo e spettacolare. Ma non credevo potesse essere prima dopo dieci giornate. Lo sta meritando, non c'è dubbio. E quando riesci a vincere partite incanalate sullo 0-0 con un solo tiro in porta significa che può essere l'anno giusto".

Castori un valore aggiunto?

"Direi di sì, e il fatto che la società si sia fidata di lui anche per le scelte di mercato la dice lunga. E' un pragmatico, la praticità nel calcio è fondamentale. Se dai spettacolo e poi perdi non vai da nessuna parte, la sua Salernitana ha una identità ben precisa e riesce sempre a imbruttire l'avversario per poi colpire al momento giusto. A Carpi ha vinto un campionato basandosi su questa filosofia, i risultati sono dalla sua parte e anche in passato stava per compiere imprese importanti".

Grande coppia Djuric-Tutino, qualcuno le chiede se Forte sia superiore al bosniaco...

"Tutino mi piace moltissimo, volevo portarlo alla Juve Stabia ma non c'erano le condizioni. Con Djuric si completa: fisicità abbinata al talento e alla rapidità, Castori ha inquadrato entrambi nella posizione giusta. Forte, secondo me, è un talento di livello assoluto per la categoria e sono felice stia facendo la differenza in una realtà come Venezia che sogna in grande anche grazie a lui. Ho fatto di tutto per portarlo a Castellammare, quando era stato costretto ad andare all'estero perchè in Italia non c'erano offerte. Assicurai al presidente che avrebbe segnato 13-14 gol, è stata una scommessa vinta e ne ho parlato benissimo a tanti colleghi. Con Tutino avrebbe formato una grande coppia e ritengo che la Juve Stabia, pur avendo realizzato una plusvalenza di rilievo, poteva fissare un prezzo ancora più alto per il cartellino. Ma anche Djuric è un buon giocatore".

Salernitana a caccia di un centrocampista: come lo vedrebbe Mastalli?

"Anche Alessandro è un buon giocatore. Completo, di carattere. Solo qualche infortunio ha frenato il suo percorso di crescita. In un centrocampo a due farebbe più fatica, se la Salernitana tornasse al 3-5-2 potrebbe invece esaltare le sue caratteristiche di inserimento. E' un calciatore che segna anche quei 5-6 gol a stagione che non guastano mai. E' tutto un discorso di modulo".

Un suo giudizio su Belec e Micai...

"Micai arrivò a Salerno con il titolo di miglior portiere della B, ma era alle sue prime esperienze. Riconfermarsi è sempre difficile, in due anni con la maglia granata è sempre partito bene e poi si è un pochino perso per strada come testimoniano alcuni errori evidenti che hanno spinto la società e lo staff tecnico a voltare pagina. E' un portiere discreto, diciamo così. Belec ha grande esperienza, Castori lo ha voluto a tutti i costi dopo aver condiviso l'esperienza positiva di Carpi. Aveva iniziato con l'incidente di Verona, poi si è ripreso e, ad ora, è uno dei migliori della categoria".

Come spiega questa spaccatura tra tifosi, lei che ha vissuto l'epoca fallimentare di Lombardi?

"Cosa si può dire ad una società che investe ogni anno milioni di euro? Secondo me Lotito e Mezzaroma rappresentano una garanzia, me li terrei stretti e credo che i tifosi possano dormire sonni tranquilli senza pensare a tutte queste voci su cambi di società e quant'altro. Anche perchè non è detto che il futuro eventuale presidente faccia meglio. Oggi la Salernitana è una bella realtà di serie B, che paga gli stipendi con puntualità, che ha una organizzazione di un certo livello e che consente a tutti i calciatori di accettare volentieri una eventuale proposta. Certo, la gente rivendica un senso di appartenenza maggiore, una presenza sul territorio, l'arrivo a Salerno di gente che non pensi alla Lazio ma esclusivamente alla maglia granata. Ma sono convinto che stiamo parlando di professionisti e che, quando scendono in campo, non sono certo distratti dalla doppia proprietà".

Lo stadio vuoto può essere un vantaggio?

"Non è calcio, va detto subito. Anche vedere una partita per televisione a volte mette noia. Immaginiamo l'Arechi contro il Lecce, con la Salernitana prima in classifica. Un boato anche solo dopo aver superato la metà campo. E' adrenalina, emozione, spettacolo, spinta, carica agonistica. Ovviamente, fino a un anno fa, non era per tutti giocare a Salerno: un conto è stare a Cittadella, un conto scendere in campo con la maglia granata in quello stadio. Sono due piazze che trasmettono pressioni diverse. Quando la Salernitana vive un momento no, per un calciatore non è assolutamente semplice e il pallone rischia di scottare. Viceversa è un'arma in più. E' il bello e il brutto delle piazze calde. Ma questa spaccatura va ricucita, per il bene della maglia".

Delusioni e sorprese del campionato?

"La Salernitana non può essere considerata una sorpresa, ha una rosa competitiva. Certo, già a Brescia sarà dura. Un bel banco di prova. Lecce, Spal ed Empoli hanno tutto per lottare fino alla fine, occhio anche al Venezia che ha aggiunto qualità all'organico. La delusione non può che essere il Monza. Hanno fatto un mercato fuori dal comune, spendendo cifre importantissime e affidandosi ai migliori elementi della categoria. Anche prima di Balotelli avevano una corazzata che non si vede spesso in questa categoria, eppure hanno beccato tre reti da una neopromossa come la Reggiana".

Come spiega la retrocessione della sua Juve Stabia?

"Prima dello stop si parlava addirittura di playoff, avevamo battuto alla grande lo Spezia ed esprimevamo un grande calcio. Vorrei ricordare a tutti che avevamo allestito una rosa di valore, ma con un budget ridotto rispetto a tante pari categoria. Sono convinto che, senza la sosta forzata, difficilmente sarebbero cambiate le gerarchie in coda alla classifica, invece l'anomalia del post lockdown ha consentito a Cosenza e Trapani di rilanciarsi mentre noi siamo crollati. Forse c'è stato appagamento, quando entri in un tunnel non sempre è scontato rivedere la luce. Il ko interno con il Livorno già retrocesso ci ha tolto tanto, a livello mentale soprattutto. Il Menti vuoto, il clima surreale e tante altre cose ci hanno condannato alla retrocessione, ma in condizioni normali staremmo parlando d'altro".

E quando rivedremo Polito all'opera?

"Nel recente passato ho rifiutato numerose proposte dalla C, ho voglia di sposare un progetto serio ed ambizioso in un contesto che mi permetta di lavorare come piace a me. Il direttore sportivo è una figura importante, un ruolo serio. Il consigliere è una cosa, il ds un'altra. Basti vedere Marchetti a Cittadella, uno che ogni anno vende i migliori e, con pochi soldi, scova talenti anche in serie D senza sbagliare un colpo. Non appena si presenterà l'occasione giusta, ci rimetteremo in pista. Nel frattempo un grande in bocca al lupo alla Salernitana".

Sezione: Esclusive TS / Data: Mer 09 dicembre 2020 alle 13:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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