Ospite del diciassettesimo appuntamento della rubrica Instagram “Due chiacchere con” di TuttoSalernitana, Romano Perticone. Difensore centrale attualmente al Cittadella, che ha vestito la maglia della Salernitana lo scorso anno. Con lui abbiamo avuto modo di parlare, tra risate e aneddoti, di come sta vivendo il momento di stop forzato causa Coronavirus, della sua attuale esperienza al Cittadella, delle sue esperienze passate in Serie A con Milan e Livorno, fino ad arrivare a commentare la Salernitana di Giampiero Ventura. Ecco alcune delle sue dichiarazioni:

Come sta e come sta vivendo questa situazione di stop forzato, senza potersi allenare?

Un po’ come tutti, si fa quel che si può. Io poi abito in Veneto, qui la situazione è un po’ più tranquilla. Per quanto riguarda gli allenamenti, ognuno cerca di organizzarsi al meglio usando anche un po’ di fantasia.

Lei pensa che si possa tornare in campo, o considera la stagione già chiusa? Si parla di continuare il campionato a porte chiuse.

La situazione oggi non è chiara, ogni giorno leggiamo notizie diverse ma sembra che la lega sia favorevole a continuare i campionati. Riguardo le porte chiuse, non credo ci sia molta possibilità di scelta per noi, non vedo alternative.

Situazione stipendi: il suo compagno di squadra Alberto Paleari si è esposto molto, lei cosa ne pensa?

Vedo che piace molto questo tema. Noi stiamo vivendo un dramma non solo a livello calcistico, parlo anche per chi gestisce delle attività. Se non si arriva ad una situazione, aiutando l’economia in generale, non crolla solo il calcio, ma tutte le attività. La domanda è, ci sarà una mossa per aiutare l’economia in generale? Non è difficile capire quanto sia ininfluente la scelta di tagliarsi gli stipendi, in confronto a questo.

Lei si è reso protagonista di una bellissima iniziativa benefica sui social, che ha coinvolto molte persone. Di cosa si tratta?

Sono originario di un paese in provincia di Milano che ha vissuto una situazione non semplice, così ho deciso di dare una mano. Mi sono inventato qualcosa del tutto nuovo, ovvero le “dirette-interviste” sul mio profilo, nelle quali ho coinvolto tante persone del mondo del calcio che ho conosciuto durante la mia carriera. L’iniziativa è nata strada facendo, ho iniziato a pensare chi potessi coinvolgere e le risposte sono state strepitose. Ho scritto a Bruno Fernandes per promuovere l’iniziativa, lui ha proposto di mettere all’asta la sua maglia autografata con le firme dei giocatori dello United. Con Alessandro Diamanti è stato lo stesso, lui ha addirittura ricomprato la sua maglia del West Ham all’asta. Il ricavato della vendita della maglia di Davide Astori, invece, è andato all’ospedale di Bergamo, perchè ho voluto dargli un significato simbolico.

Calcisticamente è cresciuto nel settore giovanile del Milan, cosa si porta dietro di quell’esperienza?

Sono stati dieci anni molto importanti, durante i quali sono cresciuto in un ambiente con grandi ambizioni e valori. Lì mi hanno trasmesso valori che ho portato con me nel resto della mia carriera.

L’anno scorso alla Salernitana: cosa le ha lasciato l’esperienza a Salerno e quali sono i motivi che l’hanno spinta a lasciarla?

Lasciare Salerno mi è sembrata la scelta più naturale da compiere, soprattutto alla luce di quello che abbiamo attraversato nel corso della stagione precedente. Ho avuto già modo di dire come anch’io, per rimo, abbia trovato delle difficoltà. Nella vita, quando non si riesce ad esprimere il meglio di se’ stessi, è meglio prendere scelte differenti per il bene di tutti. Detto questo, a Salerno mi sono trovato molto bene.

Che cosa manca oggi alla Salernitana per competere nelle zone importanti della classifica?

A mio parere non manca nulla, la squadra ha attraversato momenti difficili ma quest’anno la situazione è più ordinata e tranquilla. Hanno un ottimo gruppo con un’ottima guida tecnica, sono molto contento dei risultati che stanno ottenendo perché lì ci sono diversi miei ex compagni. Penso faranno ancora meglio di così.

Dal granata all’amaranto, ci parli dell’esperienza al Livorno.

Con il Livorno ho conquistato una promozione dalla B alla A e ho giocato tante partite in massima serie con quella maglia, tranne durante l’infortunio. Resta indubbiamente una pagina molto importante della mia vita.

Nel suo passato c’è anche il Verona. La stupisce l’andamento dei gialloblù in questa stagione?

Verona conferma il fatto che con una programmazione ed una guida tecnica importante, si possono ottenere risultati importanti senza l’alibi del budget. Mister Juric sta facendo un ottimo lavoro.

Andando avanti in ordine cronologico: Novara, Trapani e Cesena. Pareri e ricordi?

Del Novara non conosco la nuova presidenza e di conseguenza neanche il progetto tecnico, mi porto dietro il rammarico della retrocessione. A Trapani conosco molto bene la piazza e l’allenatore, spero di cuore che riesca a salvarsi perché sono molto legato a quei tifosi. Con Cesena ho uno splendido legame, con il fatto che dopo la crisi si rimescoleranno le carte è difficile fare previsioni. Spero comunque che una piazza del genere torni in alto.

Oggi il Cittadella: play-off obiettivo concreto? Come si trova con mister Venturato?

Se mi fosse stato chiesto prima dello stop avrei potuto di certo dare una risposta più “concreta”. Non credo che l’obiettivo di questo Cittadella sia confinabile a questa stagione, c’è un progetto serio che va avanti negli anni e non credo ci sia qualcosa di più bello nel calcio. Venturato lo avevo già avuto ad inizio carriera, abbiamo un ottimo rapporto e sono contento di lavorare con lui e con il direttore.

A Salerno c’è un allenatore il cui palmarès non ha bisogno di troppe presentazioni.

Ho avuto il piacere di lavorare con Gian Piero Ventura a Verona, è un fuoriclasse sui cui è difficile dare un commento. Ha tantissime panchine in Serie A ed ha allenato la Nazionale, basta questo. Mi sembra si sia inserito molto bene nella Salernitana, aiutato sicuramente da un fantastico staff che stimo molto.

Altri allenatori che le hanno lasciato un segno?

Sono molto legato a Serse Cosmi, non è un mistero. Il nostro rapporto va oltre l’aspetto calcistico, averlo avuto come allenatore mi ha dato la possibilità di vedere le cose in modo diverso. Non è uno che si lascia conoscere bene, ma gli devo tanto. Uno simile a lui è Maurizio Sarri, con cui ho lavorato ad Empoli.

Ha vestito tante maglie in carriera. Qualche rimpianto, o scelta che cambierebbe?

Tanti rimpianti e tante scelte che cambierei. Mi fanno ridere gli uomini che affermano di non rimpiangere nulla, ma nella vita si sbaglia tanto. Per il resto, sono molto contento di ciò che ho fatto durante la mia carriera.

Sa già cosa le riserva il futuro?

Per ora non lo so, sto bene qui a Cittadella e spero di raggiungere presto le 300 presenze in B. Sto valutando diverse strade da percorrere dopo l’addio al calcio.

Come valuta la figura del calciatore che subito dopo l’addio decide di diventare agente? Prendiamo in esame Boban e Maldini.

Non credo che abbiano fatto male. Chi li giudica, dimentica che anche le gestioni precedenti sono state fallimentari, ma prima c’erano Berlusconi e Galliani che hanno vinto molto. Anche la Juve ha vissuto una situazione simile, la proprietà fa la differenza in questo senso. Penso comunque che ci siano molti ex calciatori che stanno interpretando bene la figura del dirigente, ma non è una strada per tutti.

Un consiglio extra-calcistico per chi, come lei, è diventato padre da poco o sta per diventarlo.

Gli faccio un grosso in bocca al lupo. E’ come essere in uno spogliatoio: si deve mettere da parte il proprio “io” e pensare a qualcos’altro. Spero che questo stop possa portarci a capire quanto sia bello vivere la propria vita, così come l’evento sportivo senza le polemiche che animano il calcio.

Tutta la redazione ringrazia Romano Perticone e il Cittadella.

Sezione: Esclusive TS / Data: Gio 16 aprile 2020 alle 20:30
Autore: Ferdinando Gagliotti
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