Nicola Salerno, reduce dalla breve ed infelice sperienza come direttore sportivo del Palermo, non ha affatto dimenticato i colori granata, ai quali è legato da tanti splendidi ricordi nonostante le difficoltà societarie riscontrate. Due stagioni travagliate quelle 2009/10 e 2010/11, che videro la Salernitana dapprima retrocedere in Lega Pro e poi andare incontro al fallimento dopo la sconfitta in finale playoff col Verona. Salerno, all'epoca ds della Salernitana, ricorda con rammarico quelle due stagioni, ma esalta il pubblico dell'Arechi, rimasto indelebile nel suo cuore. Ma nell'intervista rilasciata al quotidiano La Città, l'ex ds granata parla innanzitutto della Salernitana che sta nascendo:
Nicola Salerno, i granata sono nel pieno della preparazione estiva. A che campionato può ambire questa squadra?
«La base mi sembra buona. Sono stati presi giocatori importanti che possano garantire un campionato ad alti livelli. Lo sforzo, quest’anno, è doppio. Ci troveremo di fronte a una serie B come poche volte si è vista, con tante squadre ambiziose, proprietà importanti e idee ben stabilite. Ci sono dieci o dodici squadre che possono ambire alla massima serie. Questo sulla carta. Ma come sappiamo, il campo ci dirà tutto».
La Salernitana è tra quelle che ha ipotizzato?
«Sicuramente, dando per scontato che avendo ancora molti giorni di calciomercato si punterà a prendere uomini di qualità e che possano garantire continuità. Non so se è tra quelle che possano ambire a salire direttamente, ma per i play-off di successo non vedo grandi difficoltà. La struttura societaria è tra le più importanti, la piazza è di quelle che meritano davvero».
Coda e Donnarumma hanno lasciato i granata. Ci si chiede spesso se sia stato giusto lasciarli partire.
«Se l’hanno fatto evidentemente si doveva fare, non era possibile trattenerli. Coda l’ho sempre stimato, da quando era in serie C. Un giocatore come lui è difficile trattenerlo quando ha un obiettivo così importante come quello di giocare in massima serie. Stesso discorso per Donnarumma. Per quanto non abbia avuto lo stesso spazio in squadra, è stato giusto lasciarlo andare via. Non vedrei queste due cessioni come negative. La Salernitana si sta muovendo bene sul mercato. Per ora non ha sbagliato nulla. E continuerà a lavorare sulla qualità della rosa».
C’è il rischio che possa mancare esperienza in campo, dato che si sta puntando molto sui baby?
«Il fatto che si stia puntando tanto sui giovani è dovuto dalla lunghezza del campionato e dalla necessità di investire su persone che possano far parte di un progetto. Vedo che i calciatori più giovani che sono maggiormente attenzionati dai club non sono proprio alle prime armi. Hanno fisico e maturità adatte per affrontare al meglio questo tipo di campionato. Senza dubbio l’esperienza in campo di quelli più anziani, anche se non è giusto chiamarli così, può essere di aiuto. Ma voglio ricordare che nell’ultimo anno in cui lavorai a Salerno c’erano tanti giovani in rosa e i risultati furono buonissimi. Dipende sempre dal calciatore. E dal mister che guida la squadra».
A proposito di allenatore. Per una stagione di livello vede bene Bollini?
«Sicuramente può dare continuità, lo ha dimostrato l’anno scorso. Ha sempre agito bene».
Lei ha lavorato a Salerno nelle due stagioni più difficili. Che ricordi ha?
«L’ultimo anno fu terribile, ma tendo sempre a non portare brutti ricordi con me. Salerno, in particolar modo, seppur
in anni complicati, mi ha sempre dato molto. L’emozione è forte se penso ai tifosi che, ripeto, sono straordinari e calorosi
come pochi. Ci diedero una grossa mano nel secondo anno (2010-2011, ndr). Fu un autentico miracolo iscriversi, i giocatori alla fine pensarono solo al risultato, cercando di scongiurare quanto più possibile le tante difficoltà che c’erano. La botta più forte fu la vicenda dell’americano (Joseph Cala, ndr), ma nonostante quello riuscimmo a fare bene. E non salimmo per poco».
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