Febbraio è arrivato e, finalmente, si può parlare soltanto di calcio giocato lasciando ad altre situazioni extracalcistiche destinate a stravolgere la classifica e, chissà, a facilitare il compito della Salernitana in ottica salvezza. Il mese di gennaio, per fortuna, va in archivio. Tante, troppe le cose che sono successe e che hanno minato qualche certezza di troppo al netto di una classifica positiva e di un percorso altalenante da mettere in preventivo quando la rosa è quasi del tutto rinnovata e sei soltanto al quarto anno di serie A. Certo, in determinate situazioni è emersa tutta l'inesperienza della società. I mancati arrivi prima della gara col Milan pur con una lunga sosta a disposizione per intervenire avevano già fatto suonare un primo campanello d'allarme, così come i continui pranzi utili a "riappacificarsi" e a nascondere sotto il tappeto quelle spaccature palesi tra le parti che certo non hanno aiutato il cammino della squadra. Poi il caso Nicola, allenatore meritevole d'esonero richiamato all'ordine 48 ore dopo anche a causa dei tanti rifiuti ricevuti e di condizioni contrattuali che certo non facevano fare i salti di gioia ai possibili candidati. C'è chi ha fatto passare il messaggio che fosse stato il gruppo a spingere per il ritorno (cosa non vera), chi ha applaudito il coraggio del presidente, chi ancora vede in tutto questo una grande confusione. Ora, però, l'allenatore è lui e bisogna sperare fino alla fine che abbia imparato dagli errori e che possa meritare sul campo questa buona stampa che, da tempo, lo circonda anche oltre gli effettivi meriti.
Stesso discorso per il mercato. La rosa è questa, la sessione invernale si è chiusa e oggi bisogna incoraggiare e sostenere ogni singolo calciatore che compone l'organico. Dal più bravo a quello maggiormente in difficoltà. Alla fine sono arrivati quattro elementi interessanti, in grado di alzare l'asticella: Ochoa è forse il miglior portiere della A, Nicolussi Caviglia può diventare un top player, Cnrjgoi ha tutte le caratteristiche che servono, Troost Ekong ha personalità ed è stato chiesto espressamente dallo staff tecnico dopo la proficua esperienza pregressa di Udine. Verdi avrebbe dato un grosso contributo, ma difficilmente porti a casa un giocatore se provi a mettere d'accordo agente e due società quando manca un'ora alla fine del mercato. E' passato il messaggio che la colpa sia del direttore sportivo, le cose non stanno proprio così. Vi pare che il presidente non licenzierebbe in tronco chi ostacola i suoi piani o disattende precise indicazioni? Facile vedere in De Sanctis il bersaglio sul quale "sparare", la verità è che Verdi sarebbe tornato a piedi sin dall'estate ed è stata la proprietà a dir di no per motivi economici e anche tattici. "Dove giocherebbe nel 3-5-2 di Nicola?" fu detto alla vigilia dell'esordio con la Roma. Anche Verdi, comunque, è il passato. Al massimo un temibile avversario che ritroveremo sulla nostra strada tra otto giorni.
Di certo c'è che questa querelle, alimentata anche da chi non aspettava altro per attaccare un dirigente poco avvezzo a strizzare l'occhio a questa o quella testata, ha spinto qualcuno a dimenticare che De Sanctis, alla sua prima esperienza in questa veste, ha piazzato altrove 21 calciatori che non rientravano nei piani mettendo a disposizione dello staff tecnico elementi di livello assoluto, giocatori che raramente Nicola ha allenato nella sua carriera. Il terzetto offensivo Dia-Piatek-Bonazzoli è il più forte della zona destra della classifica, il centrocampo al completo garantisce qualità e quantità, il portiere è quanto di meglio si potesse sperare senza dimenticare le doti tecniche di Vilhena e Candreva e che presto tornerà a disposizione quel Giulio Maggiore inseguito per 20 giorni e portato a casa a titolo definitivo al termine di una laboriosa trattativa. Tra l'altro a condizioni economiche più favorevoli rispetto a quelle inizialmente preventivate. La verità è che, quando prendi tanti giovani talvolta dall'estero, c'è bisogno di un tempo fisiologico per crescere e per assestarsi. Il lavoro di De Sanctis sarà valutabile per davvero e con oggettività entro un paio d'anni, non nell'immediato. E la sola operazione Dia (una plusvalenza da record certa per il club) è sufficiente per avere fiducia in un professionista sin qui sottovalutato, al netto di qualche errore commesso che per primi rimarcammo anche quando si parlava di obiettivo Europa.
Allo stesso tempo riconosciamo anche le ragioni di Iervolino. La gestione Nicola post Bergamo è stata sbagliata, parlare di minacce è fuori luogo, sul mercato si è speso il minimo sindacale e i prezzi dei biglietti sono in totale contrapposizione con le promesse fatte in sede di presentazione a gennaio del 2022. Ma questo non vuol dire perdere fiducia in un imprenditore che ha salvato la Salernitana due volte in sei mesi e che, in fin dei conti, ha operato con raziocinio sul mercato. Con un +8 sulla zona retrocessione e due società - almeno - a rischio retrocessione per motivi extracalcistici avrebbe avuto effettivamente poco senso spendere milioni e milioni di euro turbando l'equilibrio dello spogliatoio e creando caos non appena gli infortunati torneranno a disposizione. Meglio muoversi con oculatezza, prendendo ciò che serviva alle condizioni giuste per non ritrovarsi, tra l'altro, con una lista over intasata in estate e un monte ingaggi troppo alto. Se parte dell'ambiente è stata critica talvolta fino all'eccesso è perchè, in fondo, riconosce a questa proprietà potenzialità enormi, tali da sognare finalmente un progetto a medio-lungo termine dopo decenni di sofferenza e approssimazione. Alla fine basterà poco per riportare il sereno, per spingere di nuovo tutti dalla stessa parte. Le somme si tireranno a giugno, ora c'è da salvare la Salernitana per garantirsi il terzo anno di fila in A che sarebbe "tanta roba". Magari togliendosi una bella soddisfazione martedì sera a cospetto di quella Juventus all'andata favorita da episodi arbitrali clamorosi e che potremmo addirittura scavalcare. Se l'Arechi farà l'Arechi nulla è impossibile.
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