Salerno è una città sospesa: adagiata sulle colline tra cielo e mare, in bilico tra esaltazione e depressione. L'aria sa di attesa, ansia, scetticismo misto a rassegnazione. Il 5 dicembre scade il termine per la presentazione di una proposta di acquisto della Salernitana che rispetti i paletti (indipendenza dai vecchi proprietari e solidità economica certificata) fissati dai due trustee deputati alla vendita della società, sottratta dalla Federcalcio a Claudio Lotito e Marco Mezzaroma, i patron che hanno portato il club dalla D alla A in dieci anni e che ora sono costretti a cederla in ossequio al divieto delle multiproprietà, cioè della possibilità di tenere sotto controllo due società iscritte al medesimo campionato. E Lotito è già proprietario della Lazio. Un difetto all'origine che è come sale su una ferita aperta nell'orgoglio di una città intera, che rimprovera da sempre all'ex presidente romano di aver considerato e, di conseguenza trattato, la Salernitana come una società satellite della Lazio.

Il termine di cui sopra è già stato prorogato da novembre, a causa anche di un bilancio approvato con colpevole ritardo, e potrebbe esserlo ancora di altri dieci giorni e poi fino al 31 dicembre, data ultima per la cessione del pacchetto azionario.In mancanza della quale, la Salernitana in teoria dovrebbe essere esclusa dal campionato; nella realtà, verrebbe commissariata dalla Federazione stessa fino alla chiusura della stagione, per poi ripartire dai dilettanti. Si corre contro il tempo, dunque, secondo tradizione italica, con tutti i rischi annessi: la fretta e un compratore poco credibile. Peggio, una “testa di legno” di Lotito, che, secondo vox populi, avrebbe a suo tempo preso la Salernitana ingolosito dalla possibilità di mettere le mani sui servizi di pulizia negli enti ospedalieri, e che adesso non vorrebbe davvero liberarsi della sua creatura, spalleggiato dietro le quinte da parecchi colleghi presidenti in Lega ai quali la multiproprietà appare un male necessario per tenere in vita club altrimenti decotti. Eppure, nonostante una desolante situazione di classifica, figlia di un mercato al risparmio, Salerno continua a pompare passione per la sua squadra di calcio, fieramente ribattezzata la Bersagliera, o Sua Maestà. Una tifoseria omaggiata in passato dagli ultras di mezza Europa per le sue straordinarie coreografie, continua a portare undicimila paganti all’Arechi e a fare il tutto esaurito nel settore ospiti nelle partite in trasferta. Sportweek è andato a Salerno per cercare di capire origini e ragioni di un fenomeno che non è solo sportivo, ma anche, e forse prima di tutto, sociale.

Sezione: News / Data: Sab 04 dicembre 2021 alle 21:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport - Sportweek
Autore: Lorenzo Portanova
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