"Che importa se..." e invece importa. Perchè è stato distrutto il sogno di una tifoseria, perchè la serie A è un prestigio per la città e per la provincia, perchè la Salernitana era tornata in alto al termine di una cavalcata straordinaria, storica, ricca di emozioni. Dalla D alla A, riprendendo il marchio e mettendo due coppe in bacheca.
Nel mezzo Minala al 96', il gol di Gustavo col Benevento, il gruppo meraviglioso guidato da Castori, Lanzaro che scende in campo nonostante la morte del padre, le trasferte contro Budoni, Selargius, Borgo a Buggiano e Gavorrano. E ancora la notte folle del 22 maggio, Sousa che trasformava una squadra mediocre in una corazzata che metteva sotto Napoli, Roma, Inter e Milan a San Siro.
E poi la doppietta di Gondo, il rigore di Pordenone, quello di Di Tacchio a Venezia. Retrocedere così fa molto male, e nessuna componente è esente da responsabilità. Perchè da luglio era chiaro fosse stato rotto un giocattolo perfetto, perchè a gennaio eravamo a 2 punti dalla salvezza e si pensava ai ponti, all'indice di liquidità e agli striscioni.
E intanto figuracce a livello nazionale vissute con indifferenza: due vittorie su 38, Arechi terra di conquista, un gruppo mai diventato squadra e che ha disonorato la maglia, due dirigenti che hanno commesso errori a ripetizione, 142 gol subiti in due anni, Dia che fa come gli pare. Nessuno è stato all'altezza di questa serie A e in tanti dovrebbero dare spiegazioni. Per il bene della Salernitana e nel rispetto della tifoseria.
A partire da una società che ha fatto promesse su promesse, che è stata accolta alla grande dal pubblico e che oggi retrocede con 15 punti, un bilancio da rimettere a posto e tanti dubbi in ottica futura. Tutto con l'avallo di sostenitori di loro stessi scappati dalla vergogna. Non esiste giustificazione per aver regalato alla città di Salerno la squadra forse più scarsa della sua storia. Senza chiedere scusa, senza parlare apertamente quando la torcida granata chiedeva soltanto di capire cosa avesse fatto perdere l'entusiasmo iniziale.
In A è stata presa, in A deve tornare. Senza alibi, senza perdere tempo. La fede non retrocede e la B non spaventa chi aveva l'abbonamento anche in D. Ma far finta di nulla, viverla con indifferenza e non rendersi conto del dramma sportivo è un qualcosa di incomprensibile. La Salernitana si rialzerà, tornerà dove merita.
A patto che da ieri sera alle 23 tutti i protagonisti di questo disastro sportivo vengano mandati via e che la società, da stamattina, programmi per una immediata risalita. Questa maglia è stata disonorata, la serie A (che era anche una sorta di rivincita dopo il sopruso del 1999) è stata letteralmente buttata a mare senza che nessuno facesse qualcosa per salvare il salvabile. Ci fossero stati "i romani".... Macte Animo...ora più di prima forza granata!
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