Lo ha detto il direttore generale che conosce la Salernitana come le proprie tasche. Lo ha ribadito anche un allenatore arrivato da 48 ore e che ha dimostrato di avere una idea già molto chiara della situazione. Senza dimenticare le legittime e durissime esternazioni del presidente Iervolino ("Salerno potrebbe essere la tomba calcistica di qualcuno, se non cambiano atteggiamento manderò via tutti") e il lavoro mentale fatto da Inzaghi.

Passano le settimane, passano le partite, eppure il gruppo non riesce a diventare squadra. E, a 14 partite dalla fine e con un miracolo sportivo da compiere, non è certo un presupposto incoraggiante. Sarà per la presenza di tanti giocatori stranieri (e la creazione dei famosi "gruppetti"), sarà perchè qualcuno ha spinto per andar via, sarà perchè non tutti hanno capito l'importanza della maglia che indossano, ma si percepisce a pelle che lo spogliatoio sia tutt'altro che armonioso.

Lo si capisce dalle piccole cose. Nessuna protesta dopo torti arbitrali, Bradaric litiga con la panchina dell'Empoli e nessuno si avvicina a sua difesa, si esulta in modo freddo dopo un gol, solo in quattro vanno sotto la curva a chiedere scusa al termine della partitaccia di venerdì sera. E, su questo, la proprietà non ha colpe. Anzi, li paga profumatamente e puntualmente mettendoli nelle condizioni di lavorare al meglio, ostaggio anche di contratti che tutelano solo i giocatori a prescindere da rendimenti e atteggiamenti. Un qualcosa da correggere sul piano normativo.

Ad ogni modo la speranza di Sabatini è che Liverani, in poco tempo, sappia toccare le corde giuste. Se poi viene portato ad esempio Weismann, penultimo arrivato in ordine cronologico, allora c'è tanto da riflettere. Questa squadra sia degna di un direttore generale che, tra tante problematiche, ci mette faccia e cuore 24 ore su 24. E sia degna anche di una tifoseria che porta 4000 persone in curva per un allenamento.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 12 febbraio 2024 alle 18:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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