Subito dopo il pareggio col Torino, Pippo Inzaghi e la Salernitana erano già proiettati alla successiva sfida contro l'Empoli, decisiva (o quasi) per il cammino dei granata in campionato. "È come una finale" aveva dichiarato il tecnico granata e anche la vigilia era stata vissuta come tale. Entusiasmo alto, quattro mila persone a seguire l'allenamento e ad accogliere l'ultimo nuovo acquisto di spessore, il difensore Manolas.

Granata ancora in emergenza difensiva ma per il resto l'abbondanza non mancava, sia a centrocampo che in attacco. C'erano tutte le premesso per vincere questa finale, al cospetto di un avversario in serie positiva e ben messo in campo ma di certo non irresistibile. E invece la Salernitana ha toppato (e non è la prima volta) proprio nel momento più importante, dal punto di vista mentale con una squadra che arrivava sempre in ritardo sul pallone rispetto agli avversari, troppo attendista, poco lucida e molto impaurita.

E ha toppato anche dal punto di vista tattico, baricentro troppo basso, Boulaye Dia lasciato da solo in attacco, cinque difensori in campo in una partita in cui bisognava vincere e segnare un gol più dell'avversario. Era come una finale ma non è stata giocata come tale. 

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 10 febbraio 2024 alle 22:00
Autore: Lorenzo Portanova
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