"Cerchiamo sempre di dare il massimo, crediamo nella salvezza. Cagliari? Andremo lì con la bava alla bocca perché sappiamo cosa ci giochiamo, lavoreremo in settimana per arrivare pronti": così, dopo il crac (l'ennesimo) contro la Sampdoria, Cedric Gondo. Beh, verrebbe da dirsi che è il minimo che la Salernitana si presenti al confronto con i sardi con la bava alla bocca; anzi, servirebbe anche il veleno negli occhi, il fuoco nel sangue e tutte quelle retoriche frasi che facciano però capire bene quale deve esser lo spirito con cui va affrontata la prossima partita. O meglio, le prossime partite, da qui fino a fine campionato, o almeno fino al primo giro di boa, quello di gennaio, che deve necessariamente cambiare le carte in tavole: alla salvezza non basta più crederci, si deve iniziare a fare qualcosa (quello che evidentemente finora non è stato fatto) per raggiungerla. A tal proposito, una premessa è necessaria. La squadra, effettivamente, si impegna, dà il massimo per quel che è nelle sue corde, anche se alle volte pecca di inesperienza: fisiologica e comprensibile. Però da inizio stagione è cresciuta, dei buoni spunti si sono visti.  Sia con Stefano Colantuono che col suo predecessore Fabrizio Castori; che non sono comunque esenti da colpe, qualche situazione rivedibile nella loro gestione c'è. Almeno dall'esterno, senza però sapere nel dettaglio lo svolgimento della settimana e secondo la teoria per cui fare l'allenatore in poltrona e nel post partita è sempre più facile. "Eh, ma doveva giocare X piuttosto che Y", facile dirlo quando Y non segna e l'arbitro ha già mandato tutti negli spogliatoi. Non sono quindi queste le situazioni sulle quali mi soffermerei.

Entrerei semmai più a gamba tesa sulla società, che ora non deve più aver l'alibi del ritardo del passaggio di proprietà, e sull'operato del Ds Angelo Fabiani, che avrebbe dovuto magari pescare un Franck Ribéry in più. Non penso che i calciatori della Salernitana siano scarsi, anzi, penso che siano poco pratici della Serie A, che è cosa ben diversa: qualche innesto in più sul mercato serviva, esperienza e conoscenza della categoria sono sempre necessarie, ai tanti giovani andavano affiancate figure che facessero quasi da insegnanti. Questo è stato l'errore, che non riguarda appunto né i calciatori in sé né i tecnici che devono fare di necessità virtù, sfruttando il materiale a disposizione. La società rifletta, tracci una linea e stavolta ci dica cosa vuol fare da grande.

A cura di Claudia Marrone (TMW)

Sezione: Editoriale / Data: Mer 24 novembre 2021 alle 00:00
Autore: Lorenzo Portanova
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