La Salernitana è una squadra di calcio ed un gruppo fatto di calciatori che si stimano, si sostengono e lottano in campo per la maglia che indossano. Non è il festival dell'ovvietà ma semplicemente la ritrovata normalità del cavalluccio marino dopo la trascorsa annata caratterizzata da umiliazioni in serie e culminata in un'inopinata retrocessione in cadetteria. Sarebbe più corretto dire che la Salernitana è tornata finalmente ad essere una squadra e un gruppo, dopo che due indizi fanno una prova e dopo che le prime due gare ufficiali della stagione in corso hanno palesato una formazione in grado di stringere i denti, lottare, rimontare e alla fine vincere di carattere. È così la prima grande sfida che si parava davanti al duo Petrachi-Martusciello sembrerebbe già vinta o almeno incamminata sulla migliore delle strade: ricostruire un gruppo vero dalle macerie e ricreare unità ed autostima in un ambiente lacerato e prostrato, a livello di tutte le componenti, società e proprietà in primis. Il primo problema dei granata che ha fatto segnare record negativi in serie è stato proprio la carenza di uomini di calcio che avessero la competenza e le capacità giuste per guidare la navicella tra i flutti e quest'anno con il manager leccese ed il tecnico di origini ischitane il vento è cambiato.
A partire dal ritiro estivo di Rivisondoli si è tornati a respirare gradualmente, pur con qualche ricaduta come il post gara dell'amichevole con i greci del Volos, un'aria nuova e migliore, con un'armonia nascente e crescente tra i reduci dello scorso torneo di massima serie e i nuovi arrivi che man mano raggiungevano la ridente località montana abruzzese. Il tutto costruendo con un' inevitabile via vai di calciatori e con le voci di mercato a susseguirsi e i telefonini sempre accesi e ribollenti, ma sudando e sbuffando seduta di allenamento dopo seduta di allenamento, partitella dopo partitella. Cose normali e di routine per dei professionisti ben pagati? Sarà ma a Salerno tutta questa normalità ed ordinaria amministrazione sembrava sparita ed aver lasciato il posto a tutto quanto non bisognerebbe mai vedere e commentare a certi livelli: dalle risse in allenamento, ai calciatori che fanno bizze e battono pugni sulla scrivania per rifiutarsi poi di fare il proprio sacrosanto dovere e dare il massimo. Questa ripristinata normalità è già una importante conquista e vittoria, potendo e dovendo essere la base solida su cui edificare tutto il resto, completando la squadra con gli innesti giusti e all'altezza di una piazza che ha giuste ambizioni di riscatto e risalita.
Petrachi e Martusciello sono molto uniti e compatti, viaggiano sulla medesima lunghezza d'onda, dialogano spesso e si sostengono nel rispetto dei rispettivi diversi ruoli. Ogni scelta è ponderata e condivisa e soprattutto è finalizzata ad accontentare i giocatori che desiderassero essere ceduti ripartendo altrove ma anche ad inserire in organico gente motivata oltre che tecnicamente valida e tatticamente funzionale al gioco di un allenatore che ha idee chiare e sa applicarle e trasmetterle alla sua truppa. Tutto normale? Magari lo fosse stato lo scorso anno, e ancora prima quando De Sanctis e Sousa si beccavano e contraddicevano pubblicamente o quando Nicola non si prendeva con il ds romano. L' ABC del calcio ora esiste ed è rispettato, senza fondamenta solide e ben edificate nulla può costruirsi sopra, o almeno nulla che abbia attitudine a durare il tempo necessario per consentirsi il lusso di una programmazione e non dover correre ai ripari per azzerare e ripartire daccapo. Benché sia passato ancora poco tempo e la stagione sia solo all'alba, le sensazioni positive sarebbero forti e nettamente percepibili, specialmente a chi ultimamente ha sofferto e ne ha passate, atleti, addetti ai lavori e tifosi nessuno escluso. Petrachi e Martusciello sanno cosa fare e sicuramente agiranno nei prossimi giorni di mercato aperto per verificare la disponibilità di Daniliuc, Bradaric, Maggiore e Bronn a restare a Salerno e, in caso di segnali positivi, si segnalerebbe alla proprietà l'opportunità di rivedere certi piani e certi disegni concordati a giugno.
A proposito, la proprietà. Ad oggi gli unici segnali di qualche tensione ed incomprensione in un quadro generale positivo ed incoraggiante verrebbero proprio dal rapporto tra il patron Iervolino e i suoi uomini di fiducia e il direttore sportivo leccese, con quest'ultimo che avrebbe giustamente iniziato a mal digerire i continui alt imposti dall'imprenditore partenopeo alle operazioni in entrata e il continuo loro essere subordinate alle cessioni. Il ds, finora da perfetto professionista aziendalista, di brillanti operazioni in uscita ne ha concluse tante, consentendo introiti e risparmi importanti al club, numeri inequivocabili e mai nemmeno avvicinati dai suoi predecessori responsabili del mercato granata. Petrachi di esperienza ad alti livelli come direttore sportivo ne avrebbe da vendere, così come sarebbe vedere lungo e fornire garanzie significative per rilanciare il cavalluccio marino con una programmazione virtuosa e vincente di medio-lungo termine. L' uomo mercato della Bersagliera per curriculum e per quanto già dimostrato a Salerno come uomo e professionista, darebbe la sensazione di poter già essere e diventare ulteriormente, risultati alla mano, il migliore ds mai avuto dalla Salernitana nella sua storia, con tutto il rispetto di un grandissimo Nicola Salerno che resta nel cuore di tutti per aver ben operato in un contesto ancora piu difficile dell' attuale.
Martusciello sarebbe già entrato nel cuore della tifoseria e si sarebbe ben inserito, in punta di piedi lavorando tanto e bene, nell' ambiente granata e avrebbe già fatto vedere a sprazzi il suo bel calcio offensivo e tanta serietà ed umiltà ad ogni conferenza stampa e confronto pubblico. Le premesse ci starebbero insomma un po' tutte per consentire ad un direttore sportivo che vuole rilanciarsi alla grande, dopo annate di naftalina forzata, mettendo radici alla Salernitana e riportandola in serie A, dove stava e le compete di stare. Danilo Iervolino, presidente uscente ma patron unico del club, l' ad Milan plenipotenziario, il nuovo tenporary management targato Gabetti Sport, con Busso e forse pure con Elefante, sostengano tutti Petrachi e Martusciello, stiano loro vicini e soprattutto facciano quegli investimenti economici necessari per completare una squadra che, per quanto finora dimostrato, potrebbe giocarsela con tutti innestando in organico quei 3/4 rinforzi di spessore, ad iniziare dal centravanti titolare, l' uomo che dovrà garantire i goal che servono alla causa granata per provare a vincere il campionato. Se a giugno giocatori come Vandeputte e soprattutto Coda e Tutino avevano scelto la Salernitana mettendola in testa alle loro preferenze, se calciatori importanti come Verde e Soriano lo hanno fatto, se anche un campione come Joao Pedro aveva messo i granata davanti a club di serie A per ritornare in Italia, significa che a condurre il mercato della Bersagliera vi è adesso un direttore sportivo capace e "pesante" nel mondo del calcio per conoscenze e credibilità personale e ciò, insieme alla forza economica, è alla base della costruzione di qualsiasi team vincente in grado di restare nella storia.
Per tutto questo e per dare forza alla rinascita la proprietà deve mettere il ds nelle condizioni di rinforzare la squadra a dovere. Basta ripetere in modo stucchevole il prima cedere perché circa 30 milioni introitati e altri risparmiati, il paracadute e crediti pregressi dall'imminente riscossione bastano e avanzano e perché è doveroso rispondere ed essere all'altezza di un pubblico che con atto di fede ha portato 13.000 spettatori alla prima in serie B con il Cittadella, non la più richiamante delle avversarie. Gli aficionados granata ci sono e cantano forte così come ci sono un grande ds e un tecnico promettente pure, manca solo una società seria e operativa, che non pensi solo a vendere calciatori, incassare e mettere in banca o a trasferire il suo asset. Per andare via ci sarà tempo e modo, prima c'è un rush finale di calciomercato da finanziare per costruire una Salernitana forte e competitiva per la promozione, sì per la serie A, quella che vuole Petrachi e tutta la piazza.
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